Lexington (Usa) – Il colosso delle carni Tyson si prepara a chiudere il sito produttivo di Lexington, in Nebraska, dedicato alla lavorazione delle carni bovine. Le mandrie di bovini negli Stati Uniti sono ai livelli più bassi degli ultimi 75 anni, secondo il Dipartimento dell’Agricoltura (Usda), con molti allevatori riluttanti a ricostruire dopo anni di difficoltà economiche. La ricomparsa di un parassita carnivoro chiamato New World screwworm (mosca della vite del Nuovo Mondo) ha inoltre ulteriormente minacciato l’offerta e reso più difficile per gli Usa importare carne bovina, spiega Food Dive.
Le vendite di carne bovina di Tyson sono aumentate grazie ai prezzi più alti, ma i dirigenti hanno riconosciuto agli investitori, all’inizio di questo mese, che i maggiori costi del bestiame hanno superato l’incremento delle vendite. Per affrontare tali sfide, l’azienda prevede di “dare priorità all’efficienza, ridurre i costi e introdurre prodotti innovativi”, secondo l’amministratore delegato Donnie King. Tyson ha affermato che la decisione è necessaria per “ridimensionare il suo business della carne bovina e posizionarlo per un successo a lungo termine”
Lo stabilimento di carne bovina in chiusura ha la capacità di lavorare 5.000 capi di bestiame al giorno, pari a quasi il 5% della macellazione giornaliera negli Stati Uniti. Nel 2015 Tyson aveva investito 47 milioni di dollari per ampliare il sito, definendolo “una parte importante del nostro business della carne bovina”. L’impatto della chiusura, con i suoi 3.200 addetti, si farà sentire sulle comunità rurali, dove spesso i trasformatori di carne sono i principali datori di lavoro.
La senatrice statunitense del Nebraska Deb Fischer ha dichiarato in una nota: “Il Nebraska è lo Stato della carne bovina, e più di chiunque altro conosciamo gli alti e bassi del mercato del bestiame. Non è un segreto che solo pochi anni fa trasformatori come Tyson registravano profitti eccezionali mentre il resto del settore era costantemente in perdita”.