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Assocarni / Produzione carne bovina: in Italia autosufficienza crollata, import sale al 63%

2025-11-27T10:42:13+01:0027 Novembre 2025 - 10:37|Categorie: Mercato|Tag: , , , , |

Roma – L’Italia oggi importa il 63% delle carni, con un livello di autosufficienza produttiva sceso al 37%, a fronte del 54% registrato nel 2019. Se negli anni ’90 il patrimonio bovino nazionale contava 8,2 milioni di capi, oggi si è ridotto a 5,8 milioni, nonostante i consumi interni siano rimasti sostanzialmente stabili e con una significativa richiesta di carne italiana da parte dei consumatori. A fotografare il settore è l’ultimo osservatorio di Assocarni, riportato da Il Sole 24 Ore.

A fronte di questa situazione, gli industriali della carne sono unanimi nella necessità rilanciare la zootecnia nel Paese. Come evidenzia Serafino Cremonini (in foto), presidente di Assocarni, un supporto rilevante è già arrivato dal ministero dell’Agricoltura che, con il disegno di legge Coltiva Italia presentato lo scorso luglio, ha stanziato 300 milioni di euro a favore del comparto bovino. Una misura importante, sulla quale resta ora da definire come distribuire e valorizzare al meglio le risorse.

Tra i temi in agenda c’è poi la questione delle importazioni dai Paesi Mercosur. Il temuto import di commodity, ora che l’Ue ha ratificato l’accordo di libero scambio, non desterebbe particolare preoccupazione per l’industria. Come riporta il quotidiano, infatti, Cremonini spiega che il dazio agevolato riguarda solo 99mila tonnellate di prodotto, un volume marginale per il mercato europeo (dall’area sudamericana, l’Italia importa 39mila tonnellate di carne bovina all’anno, meno del 10% del totale delle importazioni nazionali).

A preoccupare maggiormente è invece la Pac. “L’Ue ha ridotto le premialità al settore bovino nel tentativo di contrastare l’impatto ambientale, ma con un approccio sbagliato”, osserva Cremonini. Ricorda infatti che le emissioni di metano dei bovini hanno un impatto limitato nel tempo (10 anni), a differenza di quelle fossili (migliaia di anni). In vista della nuova Pac 2028-2034, Assocarni teme il rischio di ulteriori tagli ai fondi: una scelta che, secondo il presidente, penalizzerebbe la produzione interna e aumenterebbe la dipendenza da importazioni provenienti da Paesi con standard più bassi.

E sul tema della redditività, il presidente sottolinea come gli ultimi due anni siano stati favorevoli per gli allevatori, con le quotazioni della carne bovina cresciute in modo costante, garantendo una remunerazione più adeguata alla filiera. Nonostante ciò, i prezzi al consumo non sono destinati a diminuire.

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