Assemblea Ivsi (2): l’intervento del presidente uscente, Francesco Pizzagalli

2024-04-22T12:01:57+02:0022 Aprile 2024 - 08:51|Categorie: in evidenza, Salumi|Tag: , |

Fontevivo (Pr) – In occasione dell’assemblea dell’Istituto valorizzazione salumi italiani che ha nominato il nuovo consiglio direttivo, il presidente uscente, Francesco Pizzagalli, è intervenuto con una riflessione di ampio respiro sullo stato attuale del settore. La riportiamo di seguito perchè ci sembra un approccio utile e interessante per tutto l’agroalimentare italiano:

“Oggi è un giorno importante: questa assemblea è chiamata a nominare un nuovo consiglio dell’Istituto che a sua volta dovrà designare la nuova Presidenza. Fin da subito il mio augurio a coloro che saranno chiamati a continuare il lavoro costruito, anche con fatica, in tutti questi anni.

È anche l’assemblea con cui chiudo il mio lungo rapporto con l’istituto, iniziato nel lontano 1993. Essendo questa la mia ultima partecipazione alla vita dell’istituto, vorrei lasciarvi alcune riflessioni, evitando la noiosa elencazione di ciò che è stato fatto.

Assumere una carica all’interno di un sistema associativo è un fatto importante che bisogna fare con rispetto, a volte con pazienza, ma anche con tanto coraggio e determinazione; assumere la guida di un sistema associativo vuol dire anzitutto avere la consapevolezza che dietro al nome di ogni associato c’è un imprenditore con la sua gente, che con pazienza e coraggio crea vantaggi per sé stesso, ma anche per la comunità e per il territorio. Non so se anche a voi è capitato di sottolineare che spesso le nostre aziende vengono chiamate imprese, perché così si chiamano le conquiste importanti come scalare una montagna o raggiungere un obiettivo sfidante. In questi ultimi anni, meglio in questi ultimi tre mandati, mi ha sempre accompagnato quella frase che spesso ho citato: ‘prendiamoci cura del nostro futuro, insieme’!

Prendersi cura del proprio futuro significa domandarsi cosa devo fare io perché la mia azienda possa esserci ancora tra dieci o vent’anni. Il sistema associativo, ed in particolare il nostro istituto, ha voluto prendersi cura di questo interrogativo offrendo stimoli, suggerimenti, tanta cultura oltre che ai normali servizi propri di un sistema associativo.

In questi ultimi anni abbiamo posto al centro del nostro lavoro il tema dello sviluppo sostenibile. Abbiamo avviato una riflessione profonda sulle tematiche, sugli strumenti utili ad aiutare le aziende nell’affrontare un cambiamento epocale. Oggi parlare di sostenibilità è quasi riduttivo, un termine che rischia di diventare un noioso slogan: sostenibilità è molto, ma molto di più, significa essere generativi, non aspettare, cambiare passo, atteggiamento, prepararsi in anticipo, studiare, leggere… in poche parole sostenibilità è creare una nuova cultura d’impresa, il mondo sta cambiando rapidamente e noi non possiamo vivere e far vivere le nostre aziende solo con il ricordo di ciò che siamo stati.

Ho pensato che fosse cosa utile per attività del prossimo consiglio lasciare in eredità non tanto quello che si è fatto, che tutti ben conoscete, ma alcune riflessioni che hanno caratterizzato la mia visione su ciò e su come prepararsi al futuro.

Anzitutto il coraggio della visione.

L’economia prende una forma storica a seconda del momento che una società vive. L’economia è il risultato di tre elementi che si calano, in stretta relazione tra di loro, nel momento storico che si sta vivendo.

Dimensione tecnica economica. Gli assetti politici istituzionali. Le basi culturali.

Questi tre fattori sono strettamente interconnessi, cambiano a seconda del momento storico che si sta vivendo. Così facendo ogni periodo storico può prevedere una trasformazione del modello di sviluppo economico. È evidente che stiamo attraversando un periodo di profondo cambiamento. L’assetto che il capitalismo ha perseguito negli ultimi vent’anni del secolo scorso, con l’inizio della globalizzazione, ha dato vita ad una crescita fortemente espansiva.

Tutto questa crescita pur portando miglioramenti nella vita di molte fasce del tessuto sociale, a seguito di shock (dalla bolla immobiliare, alla crisi finanziaria, alla crisi ambientale climatica e da ultimo anche la guerra), tale crescita ha incominciato a rallentare cambiando gli assetti che avevano caratterizzato lo sviluppo economico durante la globalizzazione.

Oggi sta avvenendo un cambiamento, una metamorfosi di tali assetti dell’intero capitalismo mondiale E non è ancora chiaro quali saranno i prossimi assetti. Ciò che è certo è che bisogna cambiare. Quanto emerso negli ultimi tempi ci suggerisce che nuovi driver potranno essere gli elementi con cui impostare il futuro cambiamento: sostenibilità e intelligenza artificiale.

La sostenibilità non è una moda, neppure un’autostrada, non è solo ambiente, ma anche capitale umano. Quando si parla di capitale umano non dobbiamo dimenticare la questione demografica che entrerà a far parte dei temi della sostenibilità. Quando si parla di capitale umano non possiamo dimenticare il tema del ricambio generazionale. Molti dei problemi dell’imprenditoria italiana stanno nei passaggi generazionali, è sconcertante come la generazione che precede non prepari adeguatamente quella che segue.

L’altro driver che si è attivato è il cambiamento tecnologico che potrà influire sia sui modelli produttivi sia sui livelli di comunicazione, sia sui temi della mobilità, sia sulla necessità della creazione di nuovi beni. Nuovi assetti di cui nessuno conosce esattamente l’evoluzione.

In questo contesto sia il nostro istituto, sia la nostra associazione, sia le nostre aziende dovranno alimentare costantemente la capacità di visione per avere ben chiaro dove andare. Intelligenza e visione diventano fondamentali.

La capacità di visione. Aiuta a superare l’inerzia che continua ad essere una tentazione nelle nostre aziende. L’inerzia culturale è quella che ti fa dire ‘facciamo così perché si è sempre fatto così’. L’inerzia culturale alimenta anche l’inerzia strategica. Bisogna imparare a progettare il futuro per far questo è necessaria la condivisione. Non possiamo immaginare la possibilità di un cambiamento del paradigma di sviluppo economico fin qui perseguito senza coinvolgere l’intero sistema aziendale attraverso la costruzione di modelli di condivisione e di collaborazione.

‘Per passare da un modello estrattivo ad uno circolare, per ripensare il significato di crescita e di sviluppo servono figure che non si nutrano solo di manuali di management ma di vita e di tutto ciò che la vita contiene: la poesia, la musica, il cinema la letteratura’.

‘La parola Universitas contiene l’idea del tutto e quella della comunità, del lavorare insieme, contiene l’ideale verticale che è costruire, plasmare un nuovo modo di concepire l’impresa, un desiderio di conoscenza vero insaziabile, ma contiene anche la dimensione orizzontale che è quella chi ci aiuta a capire che la visione, la ricerca va fatta insieme, alimentata dal desiderio di verità, disponibilità al confronto per costruire rapporti costruttivi’.

Oggi crescere per un’azienda non è una questione puramente economica, ma di sguardo sul mondo. Quel che conta e la mentalità, la cultura, il modo di stare al mondo, soprattutto il modo di gestire le relazioni interne tra le persone che vi lavorano. Un’azienda è grande quando non cessa mai di ripensarsi, immagina il proprio futuro prima che questo accada, ma in esso include il suo passato, senza mai dimenticare di gestire con cura il presente.

Questo equilibrio potrà aiutarci ad affrontare un momento difficile, quell’equilibrio che deve consentire a bilanciare identità e crescita: due elementi fondamentali che rendono possibile il futuro delle nostre aziende”.

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