Calderone (Assica): “Per espandere l’export di carni e salumi in Cina è necessario sbloccare le autorizzazioni”

2021-04-28T10:02:39+02:0028 Aprile 2021 - 10:02|Categorie: Carni, Salumi|Tag: , |

Roma – L’export di carni e salumi made in Italy verso la Cina è intrappolato in una serie di ostacoli sanitari che ne riducono le possibilità di business per le aziende italiane. La denuncia, ancora una volta, arriva da Assica. Dopo le dichiarazioni di Nicola Levoni, presidente dell’Associazione Industriali delle carni e dei salumi – in merito all’impegno preso dall’onorevole Gallinella sul tema (leggi qui) -, il direttore di Assica Davide Calderone (nella foto) sottolinea: “Ad oggi soltanto nove stabilimenti sono autorizzati all’export. Se guardiamo al panorama dei grandi macelli industriali italiani, è solo il 30% del totale”. Come spiega in un’intervista a Il Sole 24 ore, diverse aziende italiane hanno fatto domanda per esportare in Cina ma le liste di autorizzazione sono chiuse da due anni. La motivazione mossa dalla Cina, per la quale il Covid rallenterebbe le ispezioni, secondo Calderone sarebbe solo una scusa. Per l’Italia il 2021 rappresenta un anno strategico per le esportazioni di carni nel paese, soprattutto prima che Pechino ripristini le capacità produttive interne decimate dalla peste suina e decida di ridurre le importazioni a favore del prodotto nazionale. Oltre a sbloccare le richieste di autorizzazioni è poi necessario aggiornare l’intero protocollo che, ad oggi, limita i prodotti e i tagli esportabili. Non solo. Al momento la Cina ammette solo l’export di maiali italiani allevati al Centro nord perché all’epoca degli accordi il sud Italia era minacciato dalla diffusione della peste suina. Problema che è stato debellato (tranne che in Sardegna) e che oggi permetterebbe alle aziende del centro e del sud di essere ammesse negli accordi commerciali.

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