Caporalato: in Italia 230mila lavoratori irregolari sfruttati nei campi. Al Sud sono il 40% del totale

Roma – Nelle campagne italiane si contano 230mila lavoratori irregolari: un bracciante su quattro lavora in nero, stando alla sesta edizione del rapporto sulle agromafie e il caporalato che il sindacato Flai-Cgil ha compilato con l’osservatorio Placido Rizzotto. Il tasso del lavoro agricolo subordinato irregolare supera il 40% in Puglia, Sicilia, Campania, Calabria e Lazio, mentre al Centro-Nord si oscilla tra il 20 e il 30%. Orari e ritmi di lavoro disumani fanno il paio con stipendi bassissimi: il 40% in meno rispetto alla media. La maggioranza di questi 230mila lavoratori sono stranieri; 55mila sono donne. E non vengono occupati solo nei campi, ma anche in altri punti della filiera agroalimentare, nella forma di appalti e subappalti illeciti. Il tutto ruota attorno a Srl intestate a prestanome e false cooperative.

Il governo, nella manovra per il 2023, ha proposto l’introduzione di buoni lavoro a tempo determinato per un importo fino a 10mila euro. Il segretario generale Flai-Cgil, Giovanni Minnini, sostiene che questa sia “la peggiore risposta che il governo potesse dare“, trattandosi di un’estensione dei voucher “anche a chi è iscritto agli elenchi anagrafici”. Il segretario Fai-Cisl Onofrio Rota, altrettanto scettico, commenta: “I voucher in agricoltura sono già normati per studenti, pensionati e percettori di ammortizzatori sociali, e non vediamo necessità di andare oltre questa platea”.

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