Roma – Nel 2022, per il terzo anno consecutivo, il patrimonio ovicaprino in Ue ha mostrato un calo significativo, registrando circa 1,5 milioni di capi in meno rispetto all’anno precedente. I dati, pubblicati nel report sul settore ovicaprino diffuso da Ismea, vedono una diminuzione soprattutto in Spagna e Francia. L’Italia conta 7,2 milioni di capi, di cui poco più di un milione di caprini e circa 6,15 milioni di ovini. Gli allevamenti attivi a fine 2022 sono stati 132.318, pari al 7,2% in meno rispetto a cinque anni fa (-10.332). Nel 2022 si è significativamente ridotto quindi il numero di capi avviati al macello (-8,5% rispetto all’anno precedente). La minore disponibilità di capi nazionali ha sostenuto le importazioni di ovini vivi, ma anche di carni (+21,3% in volume). È proseguita però la flessione dei consumi (-25% in volume e -17% la spesa), confermando la dinamica negativa degli ultimi cinque anni. Come fanno sapere da Ismea, questo settore sconta una serie di debolezze strutturali. In primis l’eccessiva frammentazione dell’offerta, che rende irrealizzabili economie di scala, non consente di affrontare la variabilità dei costi di produzione né di avere un potere contrattuale adeguato nei confronti della Gdo.
Carne di agnello: nel 2022 sono diminuiti allevamenti e consumi. L’analisi di Ismea
Margherita Luisetto2023-05-31T11:34:19+02:0030 Maggio 2023 - 09:22|Categorie: Carni|Tag: agnello, ismea, settore ovicaprino|
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