Christophe Rabatel: “Transizione alimentare per tutti”

2022-09-23T11:57:37+02:0023 Settembre 2022 - 12:00|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza, Retail|Tag: , |

I risultati della filiale italiana, la spinta sul franchising, l’indagine della Guardia di Finanza, il Nutriscore, il futuro degli iper, l’aumento dei listini. L’amministratore delegato di Carrefour Italia a ruota libera.

 

Come sono andati i primi nove mesi dell’anno per Carrefour?

Sono andati bene per la sussidiaria italiana. Venivamo da un periodo problematico ma lo stiamo superando. Nel terzo trimestre del 2021 abbiamo registrato un like for like (confronto vendite periodo su periodo, ndr) positivo a rete costante. Non succedeva da molti anni. Nel primo semestre del 2022 siamo a +2,7% con volumi positivi e abbiamo guadagnato più di 100mila nuovi clienti rispetto all’anno precedente. Questi numeri dimostrano che siamo sulla strada giusta. La strategia che abbiamo attuato, a due anni da oggi, con ristrutturazioni, vendita di store e chiusura di ipermercati sta pagando.

Quanto vale il franchising?

Parliamo della rete. In luglio abbiamo inaugurato a Riccione il nostro negozio numero 1.500. Oggi i punti vendita in franchising sono 1.200. La nostra strategia prevedeva infatti di velocizzare la trasformazione dei piccoli negozi in pdv in franchising. Quest’anno convertiremo 104 negozi da diretti ad affiliati. E’ la migliore maniera per mettere insieme i punti di forza del nostro gruppo: da una parte l’internazionalità e dall’altra la capacità imprenditoriale italiana rispetto al territorio. Sappiamo infatti che prodotti e consumi variano da regione a regione, addirittura da provincia a provincia. Con una rete diretta diventa difficile adattare l’offerta giusta in funzione delle location.

Come mettete insieme la crescita della spesa on line con quella del negozio fisico?

Sono due mondi ma vorremmo diventassero uno solo. La prospettiva è di creare un ambiente omnicanale Carrefour dove i clienti decidono di fare la spesa come vogliono. In funzione delle loro esigenze. Ad esempio, per la spesa on line in determinate situazioni, vogliamo consegnare la merce in 15 minuti. Siamo stati i primi in Italia a siglare un accordo con Deliveroo con due dark store a Milano e uno prossimamente a Roma. Insomma: siamo lì dove i nostri clienti ci aspettano.

Ci sono novità rispetto all’indagine della Guardia di Finanza su Gs (leggi qui)?

L’indagine è ancora in corso e non possiamo fornire dettagli. Collaboriamo con l’Agenzia dell’Entrate per trovare una soluzione a questa situazione. Si tratta comunque di una questione marginale per noi.

Questione Nutriscore: dopo l’ultimo pronunciamento dell’Agcm (leggi qui) avete cambiato strategia?

L’importante è fornire la maggior trasparenza possibile ai nostri clienti. Rispettiamo sempre le scelte legislative dei paesi dove siamo presenti. Per questo abbiamo tolto il Nutriscore dai prodotti italiani. Rimane sui prodotti realizzati dal Gruppo e che non coinvolgono le tipicità italiane. Auspico comunque che si possa trovare una soluzione comune in Europa. Aggiungo poi un dato: Carrefour si è impegnata in maniera fattiva per aiutare l’export italiano nel mondo. Sono 800 i milioni di euro di prodotti Made in Italy veicolati da Carrefour nel 2021. Un dato non da poco.

Nei vostri comunicati parlate di transizione alimentare per tutti. Cosa significa?

Vogliamo fornire a tutti i nostri clienti qualità a un prezzo accessibile e la sostenibilità per tutti. Un valore che abbiamo nel nostro Dna da tempo. Ad esempio, abbiamo cominciato a trattare prodotti biologici dal 1992. Senza dimenticare il benessere animale, la riduzione della plastica e altro ancora. Per questo abbiamo siglato un accordo con 40 aziende alimentari che hanno deciso, per la prima volta in Italia, di firmare il Patto per la transizione alimentare con Carrefour Italia. Un impegno collettivo per favorire la transizione di tutto il sistema alimentare in chiave di sostenibilità, che persegue quattro obiettivi: biodiversità, dieta sana ed equilibrata, riduzione dell’impatto energetico, diminuzione degli imballaggi.

Come ben sappiamo gli ipermercati stanno progressivamente perdendo fatturato. Quale sarà il loro futuro?

Gli iper in Italia sono al centro del nostro ambiente omnicanale. Non rappresentano più il core business dell’azienda ma diventeranno sempre più un centro di produzione. Al loro interno già oggi troviamo ad esempio dei panifici che possono diventare un punto di riferimento per l’area in cui sono posizionati, sia per i nostri negozi più piccoli sia per altri punti vendita in generale.

Questione listini: avete aderito alle richieste dell’industria per un adeguamento dei prezzi in forza degli aumenti dell’energia e delle materie prime?

Oggi non è possibile non aumentare. Per le aziende produttrici è una questione di sopravvivenza. Se dunque vogliamo continuare a lavorare con loro occorre farlo in una maniera win win. Mi sembra di essere stato chiaro…

 

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