Parma – Dopo 13 sedute consecutive al rialzo, che hanno causato un incremento del 23,8% e il raggiungimento del record storico per il suino vivo italiano (il pesante Dop è a 2,347 euro/kg), con un prezzo che sembrava lanciato a raggiungere i 2,40 euro/kg in un paio di settimane, arriva un clamoroso stop. Ieri la Cun ha sancito il sesto non quotato dell’anno, un passaggio che può significare inversione del trend, ma anche (ed è questa la lettura più probabile) una pausa tecnica diplomatica per mascherare un trend che sta continuando. Ecco un breve riassunto dei precedenti:
1 febbraio: sostanziale stabilizzazione di una quotazione che stava calando dai 2,14 di inizio anno a 2,06 circa
14 marzo: piccola pausa tecnica prima del piccolo boom di marzo (da 2,07 a 2,12 in tre settimane);
11 aprile: inversione del trend e preparazione del calo da 2,12 a 1,93 di fine maggio
30 maggio: pausa tecnica prima di un’ulteriore calo, che ha portato il suino al punto più basso del 2024 (1,895)
27 giugno: inversione del trend e preparazione del boom che ha portato il suino italiano alla situazione attuale.
Quello di ieri, arrivato perchè gli allevatori hanno chiesto un aumento di 4,5 centesimi mentre i macelli chiedevano una riduzione di 0,9 cent, sembra proprio diplomazia. La quotazione del suino italiano è altissima, a livelli record come detto all’inizio, e nonostante i consumi siano poco brillanti, la scarsità di merce è tale da fare ipotizzare un’ulteriore rialzo, almeno fino a inizio novembre.