Washington (Usa) – Una coalizione di 57 associazioni statunitensi del settore delle bevande alcoliche – tra produttori di vino, spirits e distributori – lancia l’allarme sui rischi collegati al nuovo dazio al 15% sulle importazioni dall’Ue: tale imposizione, avvertono, potrebbe tradursi nella perdita di oltre 25mila posti di lavoro e quasi 2 miliardi di dollari di vendite americani.
Il 6 agosto le organizzazioni coinvolte, unite sotto l’iniziativa ‘Toasts Not Tariffs Coalition’, hanno quindi inviato una lettera al presidente Donald Trump (leggi qui) per richiedere un accordo commerciale “equo e reciproco” per distillati e vini. “Avvicinandoci alla cruciale stagione delle festività natalizie – un periodo essenziale per il nostro settore – vi esortiamo a concludere questo importante accordo per gli Stati Uniti il prima possibile”, si legge nella lettera.
“Il vino e i distillati sono prodotti unici, spesso legati a specifiche aree geografiche. Molti distillati statunitensi ed europei sono riconosciuti come ‘prodotti distintivi’ e possono essere realizzati solo nei paesi a cui sono designati – come il Bourbon e il Tennessee Whiskey negli Stati Uniti, e il Cognac in Francia. Allo stesso modo, il vino è legato al luogo di origine attraverso le American Viticultural Areas, le denominazioni di origine o le indicazioni geografiche. Di conseguenza, la produzione di questi prodotti non può semplicemente essere spostata altrove per aggirare i dazi”, si legge ancora. “I nostri settori rappresentano un modello di commercio reciprocamente vantaggioso, e il sostentamento di chi vi lavora dipende fortemente dal commercio internazionale”.