Firenze – “Un dazio del 200% sulle esportazioni di vino negli Stati Uniti significherebbe il blocco totale delle vendite Oltreoceano e metterebbe in ginocchio le aziende produttrici, che con i magazzini pieni sarebbero costrette a fermare la produzione e a ricorrere alla cassa integrazione per i dipendenti”.
A scriverlo è il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi, in una lettera indirizzata al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, al ministro degli Esteri Antonio Tajani e al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in cui si chiede un intervento immediato del Governo italiano e dell’Unione europea per scongiurare l’introduzione dei dazi e avviare un dialogo con le autorità statunitensi.
“La nostra denominazione – prosegue Busi nella lettera – esporta ogni anno negli Usa circa il 25% della produzione. Il Chianti è stato tra i primi vini italiani a varcare l’oceano e negli anni ha consolidato una presenza stabile sul mercato americano. Se questo dazio venisse applicato, i nostri produttori non sarebbero più in grado di competere e il danno sarebbe incalcolabile”. Il rischio è anche quello di compromettere la vendemmia 2025: “Senza spazio per il nuovo vino – aggiunge Busi – molti produttori non potranno raccogliere l’uva a settembre”.