Mosca – Secondo cifre ufficiali, finora in Russia sarebbero già state interrate o bruciate 600 tonnellate di cibo. È questo il primo bilancio del decreto introdotto dal Cremlino lo scorso 6 agosto, che prevede la distruzione di tutti i prodotti embargati che tentano di passare la frontiera. Il caso più recente riguarda oltre 20 tonnellate di formaggio proveniente dalla Lettonia e schiacciato con un bulldozer alla periferia di Orenburg. Da oggi, ad aiutare le autorità, c’è anche l’Unione ortodossa dei cosacchi Irbis, che si è offerta di pattugliare i negozi di San Pietroburgo alla ricerca di prodotti importati illegalmente. Attivato anche un numero verde al quale i cittadini possono denunciare la presenza di merci sanzionate. Ed è notizia di questi giorni l’arresto di una “banda criminale internazionale” rea di aver importato mezza tonnellata di caglio dall’Europa per produrre formaggio che veniva poi venduto con una falsa etichetta nei supermercati di Mosca e San Pietroburgo.
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Russia: distrutte 600 tonnellate di cibo. E a “pattugliare” i supermercati ora ci pensano i cosacchi
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