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Eurominchiate e dintorni

2025-10-03T10:45:54+02:003 Ottobre 2025 - 10:45|Categorie: Editoriali del direttore|Tag: , , , |

Non sono mai stato contrario alla creazione dell’Unione Europea. Dal 1957, anno della sua nascita, a oggi, come unione monetaria, i passi avanti nella creazione di un unico organismo che regolasse i cittadini del nostro continente sono stati notevoli. L’Ue ha garantito 70 anni di pace e stabilità dopo secoli di guerre. Permette la possibilità a 450 milioni di persone di vivere, lavorare, studiare e viaggiare liberamente in tutti i Paesi Ue. Le nostre imprese operano in un mercato senza frontiere interne. L’Euro, utilizzato in 20 paesi su 27, facilita scambi commerciali, viaggi e confronto di prezzi. Evita soprattutto costi di cambio e incertezze valutarie fra i vari membri. Rappresenta una grande opportunità per giovani e studenti. Ad esempio, mia figlia Valentina, grazie all’Erasmus, ha potuto frequentare l’università a Rotterdam, in Olanda, confrontandosi con altri studenti e migliorando il suo inglese.

Esistono però alcune criticità che vale la pena rilevare. La prima riguarda il Green Deal. Ma qui è opportuno fare una premessa: nessuno mette in discussione le problematiche relative al cambiamento ambientale, come pure la cura del Pianeta. Occorre dunque introdurre dei correttivi ad alcune pratiche al fine di limitare la CO2 e gli altri inquinanti. Ma l’approccio ideologico alla questione, con il diktat dell’eliminazione delle auto a combustibili fossili entro il 2035, ha provocato una crisi irreversibile delle industrie europee del settore. A tutto vantaggio della concorrenza asiatica (Cina e India), ovvero dei più grandi inquinatori al mondo.

Fra i punti più problematici c’è poi la gestione dell’allargamento. L’inclusione rapida dei Paesi dell’Europa centro-orientale negli anni Duemila ha sicuramente favorito la stabilità del continente, ma l’Unione non ha saputo accompagnare tale apertura con un adeguato rafforzamento delle proprie regole interne. Ne è derivata un’architettura fragile, incapace di garantire una piena coesione politica ed economica tra membri con livelli di sviluppo profondamente diversi. Altro capitolo critico è la gestione della moneta unica. L’introduzione dell’euro, simbolo di integrazione, è avvenuta senza una vera unione fiscale e politica.

La crisi finanziaria del 2008 ha messo in evidenza i limiti di un sistema che impone regole di bilancio comuni senza fornire strumenti solidi di solidarietà. Le politiche di austerità imposte ai Paesi più colpiti, in particolare nel Sud Europa, hanno accentuato disuguaglianze e sfiducia nelle istituzioni comunitarie. Fra i corollari, come non ricordare l’introduzione della banconota da 500 euro? Nata per facilitare lo scambio monetario si è trasformata, secondo alcuni, in uno strumento formidabile nelle mani di speculatori e della malavita organizzata. Tanto che, ad un certo punto, la banconota è sparita dalla circolazione. E dal 27 gennaio 2019, 17 delle 19 banche centrali dell’area euro non hanno più emesso la banconota. Come se la sparizione delle 500 euro, assieme alle 200, avesse cancellato attività criminali, riciclaggio e altro ancora. Con un unico risultato: l’aumentato peso del contante ‘nero’. Sistema forse poco ecologico…

L’Unione ha mostrato difficoltà anche nella gestione delle crisi migratorie. L’assenza di un meccanismo condiviso di accoglienza e redistribuzione dei richiedenti asilo ha lasciato i Paesi di frontiera – Italia, Grecia, Spagna – isolati di fronte a flussi epocali. Le divisioni interne hanno alimentato narrative nazionaliste e reso difficile la costruzione di una politica estera comune. Un ulteriore errore è stata la comunicazione con i cittadini.

Troppo spesso Bruxelles è stata percepita come distante, tecnocratica, incapace di tradurre decisioni complesse in un linguaggio comprensibile. Questo deficit di prossimità ha alimentato euroscetticismo e rafforzato movimenti populisti, fino a contribuire all’uscita del Regno Unito con la Brexit. Uscita che la Uk sta pagando in maniera molto pesante. Permettetemi infine di citare un’altra piccola grande eurominchiata: il tappo di plastica non più libero ma ‘legato’ alla bottiglia. Ma non avevano altro a cui pensare a Bruxelles? Da ultimo vale la pena citare le parole di Mario Draghi, pronunciate, in agosto, al Meeting di Rimini: “Per anni l’Unione europea ha creduto che la dimensione economica, con 450 milioni di consumatori, portasse con sé potere geopolitico e nelle relazioni commerciali internazionali. Quest’anno sarà ricordato come l’anno in cui questa illusione è evaporata”.

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