Roma – Il settore dei fertilizzanti sta vivendo un momento di crisi e incertezze. E i produttori di urea e di ammoniaca (elementi alla base dei fertilizzanti) stanno rallentando o, addirittura, fermando gli stabilimenti. Yara, multinazionale norvegese, a giugno ha chiuso il sito produttivo di Ferrara. La tedesca Basf, la francese Borealis, l’americana Cf Industries in Uk, la polacca Azoty, solo per fare alcuni nomi, hanno rallentato significativamente la produzione. Alla base di questa scelta, oltre all’aumento dei costi energetici, pesa l’impennata del prezzo del gas. Che, oltre ad essere fonte energetica, è materia prima per la produzione di ammoniaca, alla base della realizzazione dei fertilizzanti azotati. I numeri parlano chiaro: il fertilizzante più usato (il ‘18-46’, con azoto e fosforo), ad esempio, è passato da 645 €/tons dell’anno scorso a 1.100 €/tons di oggi. E se le marginalità non tornano a livelli accettabili, alle imprese non conviene continuare. Le problematiche del settore, purtroppo, si stanno ripercuotendo anche sul sistema agricolo: gli agricoltori faticano a trovare i prodotti da utilizzare e non riescono a concimare. Il timore ora è la diminuzione della resa e della qualità, se non l’abbandono dell’attività. “Non ci sono più i margini per mantenere le imprese agricole aperte”, ha commentato Nicola Gherardi (Confagricoltura) in un suo intervento a La Repubblica Affari e Finanza. “[…] Chiediamo, prima di tutto, un tetto al prezzo dell’energia”.
Fertilizzanti: stop produttivo. A rischio anche le imprese agricole
Margherita Luisetto2022-09-12T10:44:30+02:0012 Settembre 2022 - 10:43|Categorie: in evidenza, Mercato|Tag: Fertilizzanti, gas|
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