Fico: game over?

2023-03-24T11:19:28+02:0024 Marzo 2023 - 12:45|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza, Mercato|Tag: , , |

L’Ad Stefano Cigarini sarebbe a un passo dall’addio. I conti sono in rosso e il piano di rilancio stenta a decollare. Per questo Oscar Farinetti vorrebbe prendere in mano la gestione del parco bolognese del cibo. Che, finora, è stato un flop clamoroso.

Doveva raccogliere l’eredità di Expo 2015, diventare la ‘Disneyland del cibo’, replicare il modello Eataly, ma più in grande e con più attrazioni: animali, mostre interattive, centinaia di aziende e consorzi con ‘fabbriche’ riprodotte in loco, ristoranti di alta qualità. Il tutto con un occhio di riguardo al tema più cool del momento: la sostenibilità. Ma cinque anni dopo l’inaugurazione in pompa magna, vanno maluccio le cose per Fico Eataly World, il parco bolognese voluto da Coop Alleanza 3.0 e Oscar Farinetti.

Dopo il fuggi fuggi dei primi anni, oggi le aziende sono circa 60, la strategia di rilancio sembra andare un po’ a tentoni e le perdite ammontano a tre milioni di euro. Ma come si è arrivati al tracollo? C’entra la pandemia, d’accordo, ma in realtà la Fabbrica italiana contadina è rimasta incompiuta sotto tanti, troppi aspetti: la location, il format, il target, il management e la comunicazione.

Nella conferenza stampa di inaugurazione, Farinetti aveva dichiarato: “Siamo al centro del Mediterraneo, la stazione ferroviaria è fantastica e qui tutti sono vicini, la regione è un simbolo dell’agroalimentare e dell’innovazione e, a differenza di Milano, Bologna ha una ricettività alberghiera meno congestionata”. Fico, però, è anche una cattedrale nel deserto, in estate si trasforma in una specie di forno extralarge di 10 ettari, lontano da attrazioni turistiche e naturalmente dal mare, che avrebbero invogliato i visitatori a fare tappa al parco.

Quanto al format, non è chiara la proposta: un centro commerciale? Un parco divertimenti? Una fattoria didattica? È proprio l’identità stessa della Fabbrica contadina a essere poco chiara, al di là delle etichette come ‘Disneyland del cibo’, che non vogliono dire un bel nulla. All’interno, a ben vedere, non c’è molta chiarezza: ci sono ‘mostre’ educative sulla produzione di vino e di olio accanto a ‘fabbriche’ gestite da aziende o consorzi, ristoranti a prezzi non proprio popolari. E il visitatore si trova davanti tutto questo dopo aver pagato 15 euro (10 euro online) per il ticket d’ingresso, introdotto dall’Ad Stefano Cigarini a luglio 2021 con la riapertura post-pandemia.

E quando la proposta è poco chiara, anche il target resta nebuloso. Se ci si rivolge alle famiglie bisogna tenere conto di alcuni fattori, innanzitutto i prezzi. Se il focus è sulle scuole è indispensabile affinare la proposta didattico-educativa, in base anche al grado di istruzione: un conto è aver a che fare con 18enni, altra storia sono i fanciulli della scuola primaria. E ancora: l’idea è attrarre visitatori dell’Emilia Romagna, di tutta Italia o stranieri? Non si sa.

E poi c’è il nodo della gestione: il primo Ad, in quota Coop, è stata Tiziana Primori, che ha poi lasciato spazio a Cigarini. Ma, nonostante il cambio, e l’aumento di capitale pari a 5 milioni di euro messo sul piatto da Eataly, il parco fatica a decollare. Per questo sembra che la sua esperienza sia arrivata al capolinea. Farinetti avrebbe smentito le indiscrezioni sull’addio, ma intanto circola già il nome del potenziale successore: Piero Bagnasco, Ad di Fontanafredda, cantina rilevata anni fa proprio dalla famiglia Farinetti. Dopo tutto, Oscar ha messo bene in chiaro le cose lo scorso dicembre: “Fico è un’idea giusta, realizzata di merda”.

Infine la comunicazione: nel 2017 Farinetti spara la bomba, si aspetta 6 milioni di visitatori all’anno. Facendo due rapidi conti, la media è di 34 ingressi al minuto: un numero totalmente fuori dalla realtà. E quando si fa un annuncio così roboante, anche un’ottima performance (per esempio un milione all’anno) verrebbe percepita come un flop clamoroso. Fatto sta che le presenze del 2022 sono state circa 350mila. Dopo queste ‘sparate’ iniziali, anche Cigarini ci ha messo del suo: pare che Farinetti non abbia gradito lo spolier sull’espansione di Fico all’estero, in particolare in Cina. Una notizia data per certa, ma in realtà il progetto è ancora in fase di definizione. L’Ad ha poi aggiunto: “Altri ne seguiranno in altre parti del mondo”. Ma forse, vista l’aria che tira, è più probabile che chiuda i battenti il capostipite bolognese

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