Torino – La settimana scorsa è stato definito e presentato il disciplinare del giandujotto, che porterà al riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta (Igp). Il testo è stato letto durante una riunione pubblica tenutasi presso l’Hotel Best Western Luxor di Corso Stati Uniti a Torino, alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, l’assessore al Commercio del Comune di Torino Paola Chiavarino e la vicepresidente di Anci Piemonte Sonia Cambursano.
Secondo la definizione del disciplinare, il ‘Giandujotto di Torino’ dovrà avere una forma a prisma triangolare con spigoli arrotondati e un peso tra i 4 e i 12 grammi, per quelli estrusi o stampati, oppure tra gli 8 e 16 grammi per quelli modellati a mano. Il colore deve essere uniforme marrone, marrone/rossiccio, opaco o lucido, con un odore intenso di nocciola tostata, cacao e cioccolato, sapore dolce intenso con leggero finale amaro, dall’aroma intenso e persistente con sensazioni di nocciola tostata, cacao, cioccolato e vaniglia. Può essere modellato a mano, per estrusione o con stampaggio in appositi stampi. Deve essere prodotto in Piemonte con i seguenti ingredienti: Nocciola Piemonte Igp tostata dal 30% al 45%, zucchero dal 20% al 45%, cacao minimo 25%. Deve infine essere incartato in foglio di alluminio entro 12 ore dal raffreddamento e la confezione deve presentare la scritta ‘Giandujotto di Torino’ in carattere Times New Roman bianco o nero.
Caffarel, oggi di proprietà di Lindt, aveva già espresso alcune riserve in merito all’Igp (leggi qui) e ora ha chiesto di mettere a verbale la sua invenzione del giandujotto nel 1865 e la registrazione del marchio come ‘autentico gianduiotto di Torino’, chiedendo una tutela per il marchio Caffarel. L’azienda ha precisato che “non intende contrapporsi al riconoscimento della certificazione Igp del Gianduiotto; l’opposizione è finalizzata ad assicurarsi che il Regolamento europeo preveda anche una tutela per il marchio di Caffarel”.
Dalla presentazione del disciplinare ci sono 30 giorni di tempo per eventuali opposizioni, da inviare al Ministero dell’Agricoltura. La decisione passerà poi nelle mani della Commissione Europea, fino alla pubblicazione definitiva sulla Gazzetta Ufficiale.