Milano – Per la prima uscita postelettorale, Giorgia Meloni sceglie il Villaggio Coldiretti di Milano. Sabato è infatti intervenuta con il presidente dell’organizzazione Ettore Prandini, dopo i saluti del potentissimo segretario generale, Vincenzo Gesmundo. Che si è prodotto in un elogio sperticato della premier in pectore (così come era accaduto con Giuseppe Conte, politicamente agli antipodi rispetto alla leader di Fdi): “È un fatto importante e straordinario averla qui. Giorgia Meloni ha vinto le elezioni e non potrà esserci nessuno, dalla presidente della comunità [europea, ndr] al suo vicepresidente, che potrà mettere in discussione questa vittoria”. Cita poi la Carta costituzionale ma dimostra di non possedere pienamente la materia: “C’è un piccolissimo fatto: il primo articolo della nostra Costituzione recita una frase: la sovranità popolare appartiene al popolo italiano [in realtà ‘La sovranità appartiene al popolo’, ndr]”.
“In questi giorni ho scelto di limitare le uscite pubbliche per dedicarmi ai dossier più urgenti che la politica dovrà affrontare nei prossimi mesi”, esordisce Giorgia Meloni. “Abbiamo fatto una campagna elettorale dicendo che volevamo modificare il rapporto tra Stato e cittadini. Il concetto è molto semplice: non disturbare chi produce ricchezza e lavoro, e chi vuole assumere. La ricchezza in questo paese compete alle aziende, lo Stato deve facilitare questo percorso. […] L’Italia deve tornare a partire dall’interesse nazionale per trovare soluzioni comuni. Ci sono almeno tre grandi questioni in agenda: la sostenibilità, dove quella ambientale deve andare di pari passo con quella economica e sociale. Vogliamo difendere l’ambiente, ma con l’uomo dentro. Mi pare una buona notizia che il consiglio europeo abbia preso una pausa di riflessione sui fitofarmaci. C’è poi – secondo punto – la difesa della qualità e delle filiere: intendiamo portare avanti la battaglia contro il Nutriscore e tutto quello che dovesse nuocere a un prodotto d’eccellenza. La terza questione è la sovranità alimentare: sono convinta che sia il tema centrale con cui approcciare il settore. La grande sfida è avere un approccio pragmatico, serio, alle catene di approvvigionamento. Ci hanno raccontato che la globalizzazione senza regole avrebbe portato benefici a tutti. Non è andata così: la ricchezza si è concentrata verso l’alto. Le autocrazie hanno guadagnato campo nel mondo e noi ci siamo indeboliti. Dipendiamo da tutti per tutto. L’Italia e l’Europa devono ripartire dalle catene di approvvigionamento: nazionali quando è possibile, europee se non è possibile con quelle nazionali; e se anche questo non è possibile, tra paesi alleati o vicini. Altrimenti si è in balia degli eventi”.
Alla fine dell’intervento l’inquadratura si allarga e Gesmundo, convinto di non essere ripreso, incita il pubblico a sventolare le bandiere, mimando con foga il gesto. E prontamente i vessilli gialloverdi si alzano festanti. Del resto, si sa che in Coldiretti è tutto un “credere, obbedire e combattere”…