Aumenti di listini, marginalità, le accuse di dumping della Mdd, il tavolo tecnico, la politica. L’amministratore delegato del Gruppo VéGé a tutto campo.
A Giorgio Santambrogio, Ad di Gruppo VéGé, non sono piaciute molto le dichiarazioni di Francesco Mutti, presidente di Centromarca, in merito ai rapporti fra industria e distribuzione. Ecco allora una serie di piccate puntualizzazioni.
Quante richieste di aumenti di listino avete ricevuto dall’inizio dell’anno a oggi?
- Il dato è aggiornato a ieri sera.
Ci sono stati casi in cui vi sono sembrati assolutamente non condivisibili?
Sì, soprattutto nel comparto ittico, nel settore della birra e del pet food. Le richieste di aumento sono state superiori ai 20 punti nominali.
Francesco Mutti, presidente di Centromarca, ha detto che “… anche con il quasi totale trasferimento a valle dei consumi sostenuti, circa il 30% dei fornitori del largo consumo si troverebbe comunque a operare con margini negativi”. Come commenta questo dato?
Aspetto la pubblicazione dei bilanci delle imprese industriali a maggio. Poi ci sarà da ridere.
Mutti ha poi dichiarato che “l’Industria di marca è il vero motore dell’innovazione e della crescita”. È così?
Sì, è il loro compito essere capitale di categoria, ma ultimamente non lo stanno facendo. Detto questo, non va in contrapposizione con quella che è la missione del punto vendita, cioè offrire innovazione e quant’altro. Fino all’anno scorso, nei segmenti premium, healthy e bio, erano le Marche del distributore a guidare l’innovazione.
A proposito… Cosa risponde alle accuse di “dumping della Mdd con una distorsione della concorrenza e prodotti civetta venduti sottocosto” ?
Chi fa il sottocosto reiterato della Mdd sbaglia e infatti è rarissimo. Ampliare l’offerta al cliente con la Mdd, che propone prodotti a un prezzo del 20-30% in meno ma con la stessa qualità, è un servizio che forniamo al cliente finale. Ciò porta a più concorrenza e non, come ha detto il presidente Mutti, a una sua distorsione. Anzi, c’è più concorrenza e più offerta al cliente.
Chi, secondo lei, dovrebbe partecipare al tavolo congiunto tecnico di cui si parla nella nota stampa rilasciata da VéGé?
L’ideale sarebbe farlo in GS1, come abbiamo chiesto l’anno scorso. In realtà si tratta di uno studio congiunto degli andamenti di ogni componente che determina il prezzo, sia dell’industria, sia della distribuzione. Un’occasione per fare un’analisi di quello che accade per accettare con più tranquillità gli aumenti di listino che derivano da veri aumenti di costo e, contestualmente, discutere delle speculazioni preventive che vengono a crearsi. Chiediamo dunque un confronto comune, senza mettere becco nell’altrui competenza, per capire come mai, ora che molte materie prime stanno scendendo e il costo di noli ed energia è crollato, abbiamo comunque ricevuto richieste di aumento ponderato di oltre 16 punti.
Perché i discount non vengono mai, o quasi mai, interpellati nel dibattito?
Spesso i discount hanno dei co-packer che non si permettono di proporre determinati aumenti, in quanto dipendono molto dal discount stesso. Aggiungo poi che, l’anno scorso, la percentuale maggiore di incremento inflattivo al cliente l’hanno avuta proprio i discount.
Al di là delle trattative commerciali, dove le richieste cambiano a seconda del settore di competenza dell’azienda, come può intervenire il Governo?
A mio avviso il Governo non può intervenire sulle dinamiche dei listini perché riguardano le singole imprese. Adm – Associazione distribuzione moderna non chiede a Centromarca di parlare di listini: ma di studiare soluzioni, questo è già diverso. Il Governo può, innanzitutto, aiutare determinate imprese industriali e della distribuzione a lavorare a livello europeo per ottenere le agevolazioni fiscali che hanno le aziende energivore e che noi, al momento, non abbiamo. Non penso invece che una riduzione dell’Iva possa essere uno strumento efficace.