Gli influencer e la leadership

2021-11-22T16:51:00+02:0022 Novembre 2021 - 16:51|Categorie: Editoriali del direttore|Tag: , , , |

Quando si parla di influencer si cita spesso il numero dei follower, ovvero delle persone che ‘seguono’ il personaggio in questione. Più ne hai, più sei tenuto in considerazione. Ho voluto verificarlo. C’è un gruppo su Facebook dei banconisti, ovvero di chi si occupa del banco taglio di formaggi e salumi, sia nel normal trade sia nella Distribuzione moderna. Un blog che vanta la bellezza di 4mila follower. Ho così organizzato, insieme alla Guilde des Fromagers, un convegno a Cibus proprio sulla figura del banconista, invitando rappresentanti di Gd/Do e delle gastronomie.

Un appuntamento imperdibile per dei banconisti che, finalmente, hanno potuto far sentire la loro voce. Su internet abbiamo scatenato l’inferno invitando tutti a partecipare. Risultato: venti presenti. Un numero deludente che fa comprendere come i cosiddetti follower spesso hanno cliccato la loro adesione a un gruppo più per sport che per passione. Ecco allora che appare più che mai corretta l’analisi di Seth Godin. Lui sì è un influencer, autore di 19 best seller internazionali tradotti in 35 lingue, che hanno cambiato il modo di pensare e fare il marketing. “Il futuro degli influencer appartiene già al passato”, sottolinea Godin nel suo ultimo libro La pratica, pubblicato da Roi Edizioni. “Nella maggior parte dei casi coloro che vengono definiti influencer non lo sono. Spesso i loro blog sono inutili. Nel lungo periodo non generano né attenzione né fiducia. Certamente ci forniscono un microfono, ma sta poi soltanto a noi decidere come utilizzarlo al meglio”. L’analisi è impietosa. Ma corretta.

“Oggi l’accesso per tutti a un microfono è un dato di fatto”, ribadisce lo scrittore e imprenditore statunitense. “La differenza la fanno però quelle persone che decidono di apportare cambiamenti reali nel mondo, lavorando generosamente e senza distrazioni”. In pratica, il vero innovatore è il leader che cerca la soluzione di un problema. Certo, a volte la creatività è anche un talento, ma che va alimentato da un lavoro di ascolto e di comprensione del reale. E’ una visione, lo dice sempre Godin: “Che affonda le radici nella tradizione italiana: la si coglie in Leonardo, Michelangelo e Dante”.

Ecco allora che cambia anche la visione del marketing. “Il marketing è ciò che facciamo ogni giorno”, puntualizza Godin. “La storia che raccontiamo, le persone che serviamo. Non dovremmo perdere tempo a parlare”. L’invito è dunque ad ascoltare. Soprattutto esporre una visione e un punto di vista associato a una azione. Come siamo lontani da ciò che rappresentano oggi gli influencer. Gente che utilizza la persuasione e la manipolazione a mani basse. Al contrario Seth Godin rimarca la questione ‘generosità’ dedicandole addirittura un capitolo del suo libro. “I manager usano l’autorità per imporsi”, conclude. “Invece è proprio la generosità che fa la differenza.

Per troppo tempo siamo stati offuscati dalla vera natura del concetto di leadership. Che invece è piuttosto il coraggioso lavoro di inventare il futuro. I leader dipingono un quadro del domani e ci incoraggiano ad andare lì con loro”. Insomma, basta con la giostra dei social che non porta da nessuna parte. Lavoriamo su dati reali. La fiction lasciamola alla Ferragni e a Fedez.

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