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In Europa l’inflazione alimentare è “ostinatamente alta”, secondo un documento della Bce

2025-09-26T10:39:02+02:0026 Settembre 2025 - 10:39|Categorie: in evidenza, Mercato|Tag: , , , , , |

Bruxelles (Belgio) – I prezzi di cibo e bevande nella distribuzione moderna europea restano oltre il 30% al di sopra dei livelli pre-pandemici: è il tema a cui è dedicato un capitolo del bollettino economico della Bce, che pur considerandosi “ben posizionata” sui prezzi con il calo dell’inflazione al 2% dal picco del 10,6% segnato nell’ottobre 2022, promette un “attento monitoraggio” degli sviluppi dei prezzi alimentari, come si apprende dall’Ansa.

Rispetto al 2019, i rincari al supermercato vanno dai livelli di oltre il 50% nei Paesi baltici al +37% della Germania, mentre Cipro, Finlandia, Francia, Italia si collocano nella parte ‘bassa’ con rispettivamente +20, +25, +27 e +28%. Si va dal +30% della carne al +40% del latte, fino a prezzi aumentati del 50% per il burro. “I prezzi degli alimentari sono ancora più importanti per le famiglie a basso reddito, per le quali fare la spesa consuma una porzione maggiore del reddito”, scrive la Bce. “La gente si sente più povera quando va al supermercato e uno su tre teme di non potersi permettere il cibo che vorrebbe”.

L’inflazione su base annua, non cumulata, è ancora al 3,2% per il comparto alimentare. La discesa dei tassi di interesse ha fatto ben poco per contenere il fenomeno: a tenere alti i prezzi alimentari contribuiscono una serie di fattori. Per esempio, spiega la Bce, l’aumento dei salari nei Paesi emergenti che ha fatto salire la domanda globale di prodotti agricoli; la bassa crescita della produttività agricola nei paesi avanzati; e naturalmente il cambiamento climatico.

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