Castelvetro di Modena (Mo) – Dagli scarti finali delle lavorazioni delle carni bovine è possibile ottenere fertilizzanti organici. È la nuova sfida raggiunta dal Progetto NP Sustainable Fertilizer nell’ambito dello Smart Agrifood e del Green Deal euroepeo, che ha visto coinvolte aziende e università con il sostegno Ue dell’organismo Eit Food. Capofila del progetto è stata Inalca (gruppo Cremonini), big player delle carni bovine. Che, assieme a Fomet, società di fertilizzanti organici e biostimolatori, ha sviluppato nuove soluzioni agronomiche. Da anni Inalca ha messo a punto impianti di digestione anaerobica per trattare gli scarti derivanti dalla lavorazione delle carni. Il residuo finale del processo (digestato essiccato) consiste in un materiale organico disidratato utilizzabile come materia prima per la produzione di fertilizzanti organici di circa 4mila tons annue.
Il Progetto NP ha verificato scientificamente i processi di realizzazione e trasformazione del digestato in nuovi fertilizzanti, contenenti azoto e fosforo in forma organica, studiando gli effetti sul suolo e le performance agronomiche. È stata quindi verificata la potenziale valorizzazione di questa materia prima realizzando concimi organo-minerali di grande interesse per il mercato. Il modello industriale di simbiosi (tra un produttore alimentare e un produttore di fertilizzanti) costituisce un esempio concreto di transizione verso forme avanzate di economia circolare, aumentando al contempo la sostenibilità dell’intera filiera della carne bovina.
Nella foto: impianto biogas di Inalca