Insetti e carne in vitro: si accende il dibattito

In occasione della IX conferenza economica di Cia-agricoltori, Nomisma presenta un report sulle principali tendenze in atto. Previsto un boom di novel food e produzioni artificiali da qui al 2030. Ma il fronte dei perplessi è sempre più nutrito.

Nell’ambito della prima giornata della IX conferenza economica di Cia-agricoltori italiani, che si è svolta l’8 e il 9 febbraio al Palazzo dei Congressi dell’Eur, Nomisma ha presentato un report che prende in analisi le tendenze alimentari del momento. Da una parte l’aumento dei prodotti a base d’insetti, che in Europa toccherà, entro il 2030, 260mila tonnellate, con una platea di consumatori prevista in circa 390 milioni di unità. Dall’altra il business della carne in vitro, che a oggi ha registrato investimenti pari a non meno di 1,3 miliardi di dollari.

Nella visione di Nomisma, al via libera della Commissione europea all’immissione sul mercato della farina di grillo seguirà una rapida crescita esponenziale dell’impiego di insetti per ingredienti nei prodotti alimentari, con una produzione Ue stimata in crescita dal 2019 al 2025 di 180 volte. Si passerà, secondo l’istituto di ricerca, da 500 a 90mila tonnellate, sino a una proiezione al 2030 pari a 260mila tonnellate, con dunque un ulteriore consolidamento del trend nel quinquennio successivo. Di contro, Nomisma prevede un calo della produzione di insetti interi del 15%, mentre saliranno del 5% le vendite di pane, sostituti della carne e nutraceutici (integratori farmaceutici) a base di polvere di insetti.

Dopo il semaforo verde della US Food and Drug Administration alla carne di pollo prodotta in laboratorio, anche in Europa ci sarebbe un forte interesse a muoversi nella stessa direzione. A oggi i laboratori e le start up censite a livello globale sono 117 (erano 13 nel 2016). Secondo Denis Pantini, responsabile agroalimentare di Nomisma, la produzione di carne in vitro nel 2030 raggiungerà un volume pari a 2,1 milioni di tonnellate.

La carne sintetica va nella direzione opposta a quella che è la nostra idea di cibo”, commenta il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, “idea basata sulla valorizzazione delle nostre produzioni agricole e zootecniche, simbolo di alta qualità e identificative dei territori e delle tradizioni nazionali”. Stando a Fini, la produzione artificiale “finisce per costare di più in termini di sostenibilità ambientale e non garantisce migliore salute e nutrizione per i cittadini. Al momento c’è il rischio concreto che l’agricoltura venga ridimensionata con ovvie conseguenze sulle aree interne con il progressivo abbandono dei territori”.

A dicembre Nomisma ha chiesto a mille consumatori italiani cosa stessero facendo per contrastare il carovita. “Uno su due ha razionalizzato l’acquisto di prodotti non indispensabili. Ma una parte sensibile dei consumatori ha ridotto la quantità oltre a scegliere prodotti più convenienti. Il 22% dei consumatori ha dichiarato di aver tagliato gli acquisti di snack dolci e salati, e a seguire le bevande gassate. Le carni rosse sono state sostituite con le carni bianche o il pesce. C’è anche uno spostamento di canale, con una crescita dei discount, che nella distribuzione a libero servizio fanno segnare forti incrementi a valore – anche se l’inflazione si è fatta sentire anche per queste superfici di vendita – ma soprattutto in volumi, con +1,5%, contro una media nazionale di +0,4%”.

L’altra componente che mostra una dinamica rilevante è quella dell’export, che chiude vicino ai 60 miliardi di euro (intono ai 59,4 mld). L’effetto inflattivo si fa sentire anche qui: la crescita a valore è molto più alta di quella a volume. Aumentano nel contempo anche le importazioni, e il saldo della bilancia commerciale del 2022, in assenza di dati definitivi, si preannuncia negativo. Alcune filiere mostrano di non essere autosufficienti: “Mentre vino, frutta, carni avicole e agrumi registrano una produzione superiore al consumo, in tutti gli altri casi ci manca prodotto per la trasformazione”.

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