La scomparsa di Silvietto Bomè. Il ricordo di Angelo Frigerio

2023-05-23T10:44:50+02:0023 Maggio 2023 - 10:41|Categorie: Carni, in evidenza, Salumi|Tag: , , |

Silvietto Bomè si è spento oggi nell’ospedale di Trento. Aveva 71 anni. Era ricoverato da una settimana. Accanto a lui la moglie Rita. Lo piangono la grande famiglia Bomè: i figli, Silvia e Fabio, i nipoti, i fratelli, parenti e amici. I funerali si terranno giovedì 25 maggio alle ore 16.00 presso la Chiesa Parrocchiale di Pieve di Bono (Tn). 

Il ricordo di Angelo Frigerio

L’ultima volta che l’ho visto era in dicembre. Avevo appena finito di visitare lo stabilimento Bomè a Pieve di Bono, in provincia di Trento. 8mila metri quadri per la produzione di speck, salumi e altro ancora. Il tutto realizzato con la tecnologia più innovativa, un gioiellino. Era in macchina, Silvietto: “Allora Frigerio, cosa ne dici?”. Sorrideva, sapeva che la domanda era retorica. Quell’impianto era il suo sogno che si era realizzato.

Un sogno durato una vita. Tutto inizia dal nonno Odorizio che, negli anni ’60, apre una macelleria a Praso e successivamente un’altra a Pieve di Bono. Siamo in Trentino, terra di montanari. Di gente abituata al freddo, alla vita dura, grandi lavoratori.

Silvietto era così, con una spiccata attitudine a fare affari. Sin da piccolo. Quando raccoglie le pelli dei conigli per poi rivenderle ai commercianti. Il suo primo business.

Diventato adulto “m’innamorai dello speck, del suo nome”, raccontò a un giornalista del luogo. L’aveva visto e assaggiato in Alto Adige. Si mise in testa di “replicarlo” in Trentino. I primi due prodotti li porta al bar dove il papà gioca a carte. Li fa assaggiare a lui e ai suoi amici. I commenti, non si sa quanto veri o influenzati dal vino, sono entusiastici.

Comincia così la grande avventura.  Negli anni ’80 nasce il primo stabilimento, nel 1996 l’ampliamento, nel 2002 un altro ancora fino al 2022 quando viene inaugurato il nuovissimo impianto che viene utilizzato oggi e che permetterà la produzione di 15mila speck a settimana.

Ma quello che Silvietto ricordava sempre era il rapporto con Paolo Rovagnati. Siamo verso la fine degli anni ’90. Si presenta all’ideatore del Gran Biscotto con due mattonelle di speck. E’ emozionato. Sa di trovarsi di fronte a un grande imprenditore. E’ importante per lui il suo giudizio. Siamo in dicembre. Il signor Rovagnati, come lo chiamava lui, soppesa e assaggia il prodotto: “Signor Bomè, può andare bene. Adesso arriva Natale, ci fermiamo per dieci giorni. Ci vediamo dopo le feste”. “Bene”, risponde Silvietto, “così ci prendiamo anche noi una pausa”. Non è vero. Poco prima di Natale arriva un ordine di 300 mattonelle che il signor Rovagnati vuole per il 24 dicembre e altre ancora per Capodanno. L’imprenditore brianzolo vuole “provare” il montanaro trentino. Vuole vedere se i Bomè sono affidabili. Lo sono e da lì comincia un rapporto commerciale e umano che continua ancora oggi.

Un altro salto per l’azienda fu quando Silvietto e i suoi fratelli Dario e Nora decidono di abbandonare il business delle carni per lanciarsi nella produzione solo di speck, salumi, pancette, carne salada e altro ancora. Un’intuizione che ha permesso loro di posizionarsi in un mercato strategico, allargando la distribuzione non solo in Italia ma anche all’estero.

C’è poi un altro Paolo nella storia di Silvietto Bomè. E’ Paolo Travaglini, “l’ingegnere”, come lo chiamava lui. Insieme hanno progettato tutti gli stabilimenti della Bomè. Lunghe ore di disegni, discussioni, approfondimenti. Nasce un’amicizia che è andata avanti negli anni, fino alla scomparsa di Paolo Travaglini, nel gennaio del 2022.

Una storia che non finisce ma continua nel tempo. Come ha ricordato Federica, la figlia di Paolo, in un messaggio alla famiglia: “Oggi i nostri papà sono in Cielo. A progettare qualche stabilimento”.

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