Sermide (Mn) – Negli Stati Uniti, il dibattito sull’installazione di digestori per la produzione di biogas presso le grandi stalle, allevamenti con centinaia, se non migliaia, di vacche. Il tema viene approfondito in un articolo di Teseo by Clal, in cui si sottolinea che, da tempo, la produzione di biogas dal letame è considerata essere un metodo virtuoso per ridurre le emissioni di metano. Tra il 2010 e il 2020, infatti, il Dipartimento per l’agricoltura statunitense ha disposto 117 milioni di dollari di sovvenzioni per i digestori anaerobici, visto che, secondo il piano americano di riduzione del metano, il 9% delle emissioni di metano deriva dal letame, mentre il 27% dalla fermentazione enterica dei ruminanti.
L’articolo di Teseo by Clal evidenzia anche l’esistenza di voci critiche rispetto all’uso di biodigestori nelle grandi stalle. Alcuni, infatti, sostengono che il biogas usato come combustibile è equiparabile alle fonti fossili e dunque non può essere considerato energia pulita per contrastare il cambiamento climatico. Una ricerca di Friends of the Earth sostiene, ad esempio, che i digestori per la produzione di biogas possono costituire un incentivo per aziende con dimensioni sempre maggiori, radicando ulteriormente sistemi alimentari che impattano sia le persone che l’ambiente, mentre in California è stato rilevato che la biodigestione del letame comporta fino al 15% di perdite di metano in atmosfera.
In generale, dunque, il dibattito coinvolge il modello di industria agricola rappresentato dalle megastalle: quando si hanno molti animali in poco spazio, si avranno troppi rifiuti, un problema che va oltre la finalità di un biodigestore. Seconso Teseo by Clal, il problema esiste anche in Italia in quanto negli ultimi dieci anni, a fronte di un calo del 26% di aziende da latte, quelle con oltre 500 vacche è aumentato del 54%.