NIQ/4: attenzione ai dati ma, soprattutto, costruiamo un futuro in comune

2023-05-20T17:05:05+02:0020 Maggio 2023 - 17:03|Categorie: Il Graffio, in evidenza, Mercato|Tag: , , , |

di Luigi Rubinelli

In conclusione de Linkontro 2023, il convegno organizzato da NIQ (NielsenIQ), Luca De Nard, Amministratore Delegato di NIQ Italia, analizza lo stato attuale del largo consumo in rapporto alla crescita dell’inflazione che pesa sui bilanci delle famiglie italiane.

L’aumento dei prezzi ha portato ad una maggiore focalizzazione sui volumi di vendita nel Largo consumo  confezionato concentrando l’attenzione sulla recente contrazione degli stessi negli ultimi sei mesi. Tuttavia, De Nard ricorda che, guardando ad un periodo più ampio, ed in particolare dall’anno dell’Expo del 2015 al 2022, l’Lcc ha segnato una crescita dei volumi di oltre 9 punti dimostrando di essere una filiera virtuosa e di esserlo tuttora.
Infatti, i dati raccolti a livello internazionale dall’Oecd (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), in merito ad una analisi relativa al contributo dell’indice dei prezzi a consumo, mostrano come l’impatto generato dall’inflazione del settore sia decisamente minore del percepito. Nello specifico, l’analisi Oecd rileva l’indice dei prezzi al consumo di dicembre 2022 all’11,6% e indica come il traino dell’inflazione siano i costi di mutui e utenze che da sole generano oltre il 50% dell’inflazione. Mentre il largo consumo confezionato pesa solo il 21%, che nell’esame Oecd coinvolge anche altre categorie tra cui il tabacco.
Riportando i valori a livello nazionale, partendo dalle rilevazioni Istat e incrociandole con i dati NIQ (NielsenIQ) risulta che il differenziale medio mensile per famiglia, dovuto all’inflazione, è di 446 euro, quindi in media le famiglie italiane spendono quasi 500 euro in più rispetto all’anno precedente. Tuttavia approfondendo questo dato, emerge che il differenziale generato dal largo consumo è di soli 35 euro ovvero meno dell’8%.

La nostra è una filiera virtuosa
Luca De Nard, Amministratore Delegato NIQ Italia dichiara “il percepito del peso degli aumenti nel largo consumo penalizza eccessivamente la nostra filiera che, al contrario, negli anni, ha dimostrato di essere virtuosa, lasciando per sua  natura al consumatore la possibilità di effettuare delle scelte. Ciò non accade per altre spese che, oltre ad avere un maggior impatto sulle tasche degli italiani, non permettono rapide sterzate come per il carrello della spesa. L’analisi svolta non intende sminuire il fenomeno inflazionistico nel largo consumo ma ne fotografa in modo più oggettivo l’impatto”.

Quindi l’invito di De Nard è stato: maneggiare con cura i dati, perchè il settore è complesso:

. 4 mld di visite all’anno,

. 20.000 aziende produttive,

. 30.000 prodotti lanciati ogni anno,

. 333.000 addetti,

. 400 gruppi,

. 200 centri decisionali,

. 92 mld di fatturato.

Tra sostenibilità e localismo

E se il settore è complesso bisogna pur che qualcosa si muova (Barca ferma non governa, ricorda Matteo Bonu di NIQ). Si aspettano certamente in Italia azioni sugli assortimenti e sul riordino delle scale prezzi, ma bisogna tenere d’occhio i trend mondiali e gli investimenti, che ruoteranno su 4 assi:

. Innovazione di prodotto,

. Tecnologie,

. Trasformazione del retail,

. Sostenibilità (l’81% del panel mondiale di NIQ è sensibile al tema della sostenibilità).

Con un occhio attento al localismo:

. il 34% dei francesi si dichiara non interessato al tema del negozio senza addetti,

. in Italia questa percentuale scende all’8%,

. in Giappone Family Markt aprirà 1.000 negozi senza personale e casse entro la fine del 2024.

Attenzione all’AI, l’intelligenza artificiale che entro il 2027 rivoluzionerà il 23% degli attuali posti di lavoro e per guidare questo cambiamento bisognerà rivoluzionare il sistema educativo della scuola e delle aziende.

Dopo gli individualismi si può puntare all’economia di rete

Davide Pellegrini, professore a Parma, invoca un umanesimo digitale che vada a braccetto con la coscienza e la consapevolezza, perchè per analizzare il presente pensando al futuro dei consumi bisogna partire dai comportamenti di acquisto. Per affrontare la trasformazione serve però la costruzione di una economia di rete, perchè è finita l’epoca degli individualismi, lo ricordano Papa Francesco e la scrittrice Margaret Mazzantini: nessuno si salva da solo. E più in generale bisogna assolutamente che privato e pubblico convergano, perchè la fiducia si ottiene con le certezze.

GS1 è la casa comune per parlare di trasformazione e futuro

Ragionando specularmente sul settore del largo consumo Francesco Pugliese, direttore generale di Conad, invita l’industria (rappresentata da Marco Travaglia di Nestlè) e l’agricoltura (rappresentata da Ettore Prandini di Coldiretti) ad un tavolo comune sul futuro del comparto nella casa neutrale di GS1, per ridare credibilità al concetto di valore e di sostenibilità a 360° cioè lungo tutta la filiera, ragionando tutti sugli stessi dati che sono (saranno) stati messi in comune da tutti gli attori del GS1. Ma, dice ancora Pugliese, la sostenibilità è un costo ed è per questo che ci vogliono standard rigorosi per evitare il green washing, cioè, bisogna parlare con una voce sola, con il consumatore, con le istituzioni e il governo, e con gli addetti alla comunicazione.

Per costruire il futuro ci vogliono visione e gentilezza

Non pensiamo che il futuro sia l’oggi, dice il giornalista Mario Calabresi. Per costruirlo ci vogliono:

. visione,

. gentilezza,

e bellezza.

E ricorda l’avventura di di Michele Ferrero che subito dopo la guerra andò a vendere cioccolato in Germania. Portò li il MonCheri incartato singolarmente, vendibile 365 giorni all’anno, superando le ricorrenze, grazie appunto a una visione basata sulla bellezza del prodotto.

I cinici e gli scettici non possono scommettere sul futuro perchè non sono in grado di avere una visione e di essere felici delle piccole cose.

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