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Quando il buyer prende la ‘mazzetta’ (1)

2022-04-26T16:39:59+02:0026 Aprile 2022 - 16:39|Categorie: Editoriali del direttore|Tag: , |

Nell’ottobre del 2019 esce su tutte le riviste di Edizioni Turbo un mio editoriale dal titolo: “Quando il buyer prende la mazzetta”. Unico giornalista in Italia, sollevo il velo su un fenomeno molto diffuso nel mercato alimentare italiano. Racconto di Mister 2% che chiedeva la ‘stecca’ con una piccola, si fa per dire, percentuale sui prodotti acquistati; degli orologi omaggiati, in occasione del Natale, ai buyer amici; dei regali sulla lista di nozze del figlio del buyer e altro ancora. Inutile dire che la cosa fa scalpore. Come il bambino nella favola di Andersen, avevo gridato: “Il Re è nudo!”. Cioè avevo posto sotto i riflettori una pratica commerciale da sempre utilizzata nel corso degli anni.

Oggi la questione è ritornata prepotentemente alla ribalta. Agli inizi di marzo Bobo Vieri, ex calciatore, dal suo profilo Instagram si scaglia contro i buyer della Distribuzione moderna. In una serie di stories, l’ex stella nerazzurra denuncia le irregolarità che alcune catene riservano alla sua linea di birre ‘Bombeer’, ideata in collaborazione con gli imprenditori Driss El Faria, a capo della start up 25H Holding, e Fabrizio Vallongo. Le referenze, spiega Vieri, sarebbero infatti introvabili all’interno di numerosi punti vendita in tutta Italia. E il motivo sarebbe il mancato pagamento di ‘mazzette’ ai buyer di riferimento. “Certi buyer fanno i furbi perché noi non diamo ‘mazzette’. E nascondono la ‘Bombeer’. Se la cercate nei supermercati, a volte non la trovate proprio per questo motivo”, spiega l’ex numero 32 dell’Inter. Non solo, rincara anche la dose promettendo di divulgare nomi e cognomi. “Faranno una figura di merda in tutta Italia”, ribadisce l’ex calciatore. “A questi buyer dico una cosa: tra poco vi faccio licenziare. Basta nascondere la nostra ‘Bombeer’. Tutti la cercano, abbiamo ricevuto migliaia di messaggi”. A distanza di due mesi non se n’è saputo più nulla. Probabilmente qualcuno ha fatto presente al Bobone nazionale che il fenomeno è talmente diffuso che forse era meglio evitare…

Ma di esempi se ne possono aggiungere tanti a quelli citati in precedenza. C’era il buyer che tutti gli anni organizzava un’iniziativa benefica a favore di un sacerdote impegnato in una dura battaglia sul fronte della droga. Radunava tutti i fornitori che dovevano partecipare all’evento con due assegni in mano: uno per il prete e un altro per lui. Tanta grazia, Sant’Antonio. C’era poi il più sgamato. A chi faceva promozioni con bicchieri, piatti e altro ancora proponeva (imponeva) un fornitore cinese suo amico. Insomma una ‘mazzetta’ in forma esogena.

Ma la più bella di tutti l’avevano organizzata in una nota catena che oggi non c’è più. Alcuni manager avevano creato una o più società di rappresentanza a cui le aziende erano costrette a dare il mandato. Chi lo forniva entrava direttamente come cliente. Non c’erano problemi di prezzo o di qualità del prodotto. Il nome del cliente veniva ‘suggerito’ dall’alto e al povero buyer, ultima ruota del carro, non rimaneva altro che abbassare la testa e obbedire. Gli acquisti erano talmente ‘sfacciati’ che una volta un buyer si rifiutò di comprare una partita di pane congelato che costava il 40% in più di quello dei concorrenti. Venne richiamato in direzione e ‘cazziato’ violentemente. Nessun manager compariva nelle società di rappresentanza che venivano intestate a mogli, figli, cognati e amici vari. Di esempi ce ne sono altri. Ma li racconteremo sul prossimo numero.

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