Rabatel (Carrefour Italia): “Noi leader nella transizione alimentare”

2023-09-29T10:48:28+02:0029 Settembre 2023 - 12:30|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza, Retail|Tag: , , |

L’amministratore delegato di Carrefour Italia a tutto campo. La strategia omnichannel, la marca privata, il franchising. E un messaggio chiaro a tutti i fornitori…

Di Angelo Frigerio

La strategia ominichannel, la marca privata, il franchising. E altro ancora. Intervistato al Salone Carrefour di Milano, Christophe Rabatel, amministratore delegato di Carrefour Italia, spiega le nuove strategie del Gruppo. Con un pressante invito a sviluppare la sostenibilità.

In una recente intervista ha dichiarato che Carrefour si è prefissato di diventare leader nella transizione alimentare. Cosa vuol dire?

Vuol dire che occorre cambiare il modo in cui lavora l’intera filiera, dalla produzione alla distribuzione, garantendo prezzi equi e accessibili. Il nostro compito è quello di tutelare il potere d’acquisto dei nostri clienti senza però dimenticare la nostra missione principale: quella di diventare leader della transizione alimentare. A tal proposito abbiamo sviluppato una gamma di 200 prodotti primari per la spesa quotidiana a un prezzo conveniente, in linea con quello del discount. Una strategia omnichannel che si affianca all’iniziativa del ‘Carrello anti-inflazione’ lanciata lo scorso febbraio: un paniere di 30 prodotti a 30 euro che comprende referenze a marchio Carrefour e Simply. Inoltre, abbiamo aderito all’iniziativa promossa da Federdistribuzione riguardante il ‘Trimestre anti-inflazione’ voluto dal Mimit, in partenza il prossimo 1° ottobre.

Che incidenza ha la marca privata sul fatturato complessivo di Carrefour Italia?

Lo scorso anno aveva un’incidenza del 30% circa sul fatturato complessivo. Alla fine di quest’anno la percentuale dovrebbe aumentare, raggiungendo il 32-33%, a seguito di una crescita importante. Entro il 2026, inoltre, vogliamo portare la percentuale della marca privata al 40% a livello globale.

Da due anni a questa parte siete leader nel segmento franchising. Quali risultati avete ottenuto finora?

Anche grazie al contributo di 1.200 negozi in franchising, Carrefour Italia è riuscita a raggiungere un buon equilibrio economico. I nostri affiliati svolgono un ottimo lavoro, hanno una profonda conoscenza del territorio e riescono a offrire ai clienti prodotti in linea con le loro esigenze. Lo scorso anno abbiamo avuto moltissime nuove aperture, più numerose anche dei discount, e proprio in questo risiede la forza del modello franchising. Purtroppo, l’ultimo anno si è dimostrato complesso. È dunque molto probabile che, per quanto riguarda il 2023, i risultati non saranno all’altezza delle aspettative. Rimarrà comunque un anno di consolidamento.

Francesco Mutti, presidente di Centromarca, ha dichiarato che “la distribuzione ha un potere enorme e abnorme”. Come risponde?

Io so solo che la redditività delle grandi multinazionali del food è molto elevata. Nessun confronto con quella della distribuzione. Comunque sia, ci troviamo in un momento storico in cui gli attori della distribuzione sono chiamati a scegliere le aziende con cui intraprendere collaborazioni. Non dobbiamo solamente tutelare il potere di acquisto dei cittadini, dobbiamo impegnarci anche a lavorare sul concetto di sostenibilità. È necessario che distribuzione e industria condividano valori comuni. Chi non rientra in queste strategie di sostenibilità non può far parte della nostra rete di fornitori.

A questo proposito Alexandre Bompard, il Ceo di Carrefour, è stato chiaro. Entro il 2026 chi non si adegua è fuori…

Confermo. Bompard ha detto a chiare lettere a 100 fornitori, i più importanti per noi, che occorre lavorare in concreto per raggiungere l’obiettivo della limitazione delle emissioni di anidride carbonica fissato dall’Ue. Solo il 30% ha risposto in maniera fattiva. Per questo abbiamo lanciato un portale (20megatons) che rappresenta l’obiettivo di ridurre di 20 tonnellate l’anidride carbonica del Gruppo. I fornitori possono caricare qui le loro azioni per la riduzione dell’effetto serra. Chi ci sta, bene. Altrimenti, dopo il 2026 è fuori.

 

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