Solitamente compassato, l’Oscar nazionale va su tutte le furie per una domanda sulle finanze di Grand Tour Italia, la struttura aperta a Bologna dopo il flop di Fico. “E’ una società privata”, dichiara il patron. Ma gli enti pubblici hanno un ruolo di primo piano. Il commento di Angelo Frigerio.
Di Federico Robbe
Farinetti l’aveva annunciato lo scorso maggio: Grand Tour Italia, il parco agroalimentare bolognese che ha sostituito Fico Eataly World, avrebbe aperto senza grande clamore il 5 settembre. In effetti così è stato, a differenza di quel che è accaduto con Fico nel 2017. All’epoca il patron dichiarava: “In questo momento ci sono 3.600 agenzie nel mondo che stanno lavorando anche per noi, lo stanno proponendo nei pacchetti turistici, lavoriamo con le scuole, con tutte le organizzazioni possibili, i centri anziani e i pensionati. Stiamo cercando di contattare il mondo, perché dei 770 giornalisti presenti, oltre 100 erano di tutto il mondo e stanno in questo momento raccontando Fico”. Non solo: all’inaugurazione del 15 novembre 2017 avevano presenziato il premier Paolo Gentiloni e il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini. Ed era arrivato anche un messaggio del presidente Sergio Mattarella, con l’augurio di “pieno successo dell’iniziativa”.
Com’è noto, più che un successo è stato un disastro, tanto da costringere Farinetti a cambiare più volte formula e management fino alla chiusura definitiva di febbraio 2024 e alla riapertura, circa un mese fa, con Grand Tour Italia, un viaggio enogastronomico attraverso le 20 regioni italiane.
Il fondatore di Eataly ha più volte ribadito di aver imparato dagli errori di comunicazione, pensando soprattutto alla ‘sparata’ dei 6 milioni di visitatori attesi all’anno, ridimensionati a 1,5 milioni per Grand Tour. E i conti della nuova struttura sono a posto? Nell’agosto 2023 le perdite di Fico ammontavano a 6,5 milioni, con debiti per 18 milioni di euro. Da quanto si apprende, la famiglia Farinetti ha acquisito il 100% di Grand Tour e ripianato i debiti, ma la domanda è legittima. Infatti è stata rivolta all’imprenditore durante l’inaugurazione da Gianfranco Parmiggiani, giornalista del canale bolognese èTV Rete 7.
Non l’avesse mai fatto: Oscar ha risposto piccato, bacchettando il cronista: “Lei è immerso in tanta bellezza, cose belle, può chiedermi dei libri e mi chiede dei conti. Cos’è, un ragioniere? Ma lo fa per tutte le aziende d’Italia? Noi siamo un’azienda privata, normale. Lei passa davanti a un negozio, entra e chiede se i conti tornano? Solo per spiegarle che la professionalità del giornalista parte dallo studio, dalla conoscenza. I conti torneranno, non è un grande problema. Non sono un imprenditore che pensa al profitto, nella vita sono stato fortunatissimo, abbiamo fondi per reggere altri due secoli, quindi questo è l’ultimo dei problemi”.
Non si sa da dove cominciare per commentare queste esternazioni, ma ci proviamo. Innanzitutto il tono è arrogante: chiedere a un’azienda come Grand Tour se i conti tornano è normalissimo, visto l’andamento degli ultimi anni e visto che ci sono di mezzo lavoratori e fornitori. Far notare al giornalista che la professionalità “parte dallo studio e dalla conoscenza” è un’affermazione supponente e totalmente fuori luogo: il cronista chiede appunto ragguagli sui numeri, oggetto di “studio” e di innumerevoli articoli di questi anni sui bilanci in rosso della società. Quanto poi al fatto che Grand Tour Italia sia privata, è giustissimo. E allora andrebbe sempre considerata come tale. La struttura non ha avuto aiuti pubblici diretti, ma sorge nell’area Caab (Centro agroalimentare di Bologna), per l’80% di proprietà comunale, e la città l’ha sempre aiutata con l’autobus-navetta e prossimamente anche con il capolinea del tram. C’è poi un rapporto strettissimo con Fondazione Bologna Welcome (ente per la promozione turistica a totale partecipazione pubblica), il cui presidente, Daniele Ravaglia, è intervenuto alla conferenza stampa di presentazione a maggio. Infine sono ben visibili le indicazioni in autostrada che segnalano l’uscita per Fico-Grand Tour: un trattamento davvero curioso per un’azienda privata, non trovi caro Oscar?
Il commento di Angelo Frigerio
Siccome Farinetti dice che il buon giornalista parte dallo studio e dalla conoscenza, del flop di Fico abbiamo già detto, allora andiamo a vedere altri numeri che lo interessano. Eataly, la sua ex creatura, è presente in 50 Paesi del mondo, ma, grazie alla gestione Farinetti, ha avuto bisogno di una ricapitalizzazione importante, con 200 milioni di euro messi sul piatto dal fondo Investindustrial di Andrea Bonomi. E il bilancio del 2023 parla chiaro: le perdite nette ammontano a 28 milioni di euro. Per Grand Tour Italia si aspetta di raggiungere “1,5 milioni di visitatori l’anno (di cui 500mila stranieri) con un fatturato di 30 milioni”. Come ricorda Robbe, il numero di visitatori attesi è stato una delle peggiori ‘sparate’ di Farinetti su Fico, nel 2017. Come ammette lui stesso: “Chi volesse ‘sputtanarmi’ [cit.] ci mette un attimo: basta guardare il video in cui parlavo dei 6 milioni di visitatori attesi per Fico e verificare com’è andata… Per questo stavolta voglio essere più realistico”. Facendo due conti, in realtà, anche 1,5 milioni di persone sono una cifra stratosferica: in media circa 4mila persone dovrebbero affollare quotidianamente i 50mila metri quadri di Grand Tour Italia. Auguri!
Il fondatore di Eataly, a suo tempo, aveva mostrato comunque ottimismo e diceva: “Anche quando ho aperto a Torino il Green Pea, la struttura dedicata al sostenibile e al riciclo, c’era chi mi criticava anziché sostenermi. Oggi a Torino ne vanno orgogliosi. Scommessa vinta, così come vincerò quella del Grand Tour Italia”, dichiarava a ItaliaOggi. Anche qui vanno messi un po’ di puntini sulle i: ci vuole coraggio a citare Green Pea come progetto di successo di cui andare orgogliosi. I numeri del mall sostenibile inaugurato nel 2020 raccontano un’altra storia. Analizzando il bilancio 2022 di Green Pea Srl (Fonte: Creditsafe) troviamo quasi 7 milioni di euro di ricavi contro i circa 6,5 del 2021. Ma quello che spaventa sono il margine operativo lordo (Ebitda) di -188.880 euro e il risultato operativo (Ebit) di -374.904 euro, con una perdita di esercizio di 330.233 euro. Nel 2023 i ricavi sono diminuiti dell’8%. L’Ebitda però è cresciuto a quasi 150mila euro, ma il risultato operativo è di -45mila euro con una perdita d’esercizio di 56.256 euro. Scommessa vinta? Se lo dice lui…