Roma – Sono 200mila i lavoratori irregolari occupati nel 2023 nel settore agricolo, pari al 30% dei dipendenti. Il dato, relativo all’illegalità che oscura la filiera agroalimentare italiana, arriva dal VII Rapporto Agromafie e caporalato di Flai Cgil presentato ieri a Roma.
Come sottolinea il Rapporto, il settore agricolo nazionale vale 73,5 miliardi di euro (dati Istat) e vi compartecipano oltre 872mila lavoratori. In media guadagnano poco più di 6mila euro l’anno e, spesso, sono sottoposti a fenomeni di sfruttamento e caporalato. Tra le aree con i più alti numeri di sfruttamento di manodopera ci sarebbero Basilicata, Piemonte, le province di Trento e Bolzano e l’area crotonese. Su un totale di 3.529 controlli nel settore agricolo conclusi dall’ispettorato nazionale del lavoro nel 2023 in Italia, le aziende irregolari sono il 59%.
“Nonostante le ispezioni siano aumentate, i controlli restano ancora troppo pochi”, spiega Francesca Re David, segretario confederale della Cgil.
“Il caporalato e le agromafie sono un problema che può essere sconfitto solo con un lavoro sinergico da parte di istituzioni politiche, sindacali e di tutti i cittadini”, ha commentato il sottosegretario al Masaf, Patrizio La Pietra, intervenendo alla presentazione del Rapporto. “Il tavolo di confronto aperto il 21 giugno tra istituzioni, parti sociali, sindacali e datoriali, presso il ministero del Lavoro, va in questa direzione. Il governo Meloni con il decreto-legge n. 19 del 2024 ha reintrodotto le sanzioni penali contro la somministrazione illecita di manodopera e il Masaf si è fatto promotore di una generale azione di semplificazione del Decreto flussi”.