Veneto: scoppia il caso alimenti contaminati con sostanze perfluoroalchiliche

2021-09-21T15:54:24+02:0021 Settembre 2021 - 12:45|Categorie: in evidenza, Mercato|Tag: , |

Padova – Sono circa 400mila gli abitanti della zona tra Padova, Verona e Vicenza che avrebbero consumato alimenti contaminati tra il 2016 e il 2017. Sotto accusa l’azienda chimica Mitteni e le controllanti Mitsubishi e Icig, per la procura responsabili di avvelenamento delle acque potabili e disastro ambientale. Tra gli alimenti contaminati con sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), come risulta dal Piano di campionamento degli alimenti realizzato dall’Istituto superiore di sanità su commissione della Regione Veneto, ci sono uova, pesce, fegato di suino e prodotti ortofrutticoli. Dati resi noti a fine 2017, ma solo in forma aggregata e non geolocalizzata all’interno dell’area. Grazie all’attivismo di varie associazioni, tra cui Greenpeace, il Tar del Veneto ha disposto la desecretazione del report, con tutti i numeri e i dati. I picchi riguardano le carni (36.800 nanogrammi di Pfas in un Kg di fegato suino), uova (37.100 nanogrammi per Kg) e pesce (18.600 nanogrammi per Kg). Lo studio si riferisce a 12 sostanze, non solo le quattro considerate dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). A inizio 2020, inoltre, l’Efsa aveva stabilito un’assunzione tollerabile settimanale di 4,4 nanogrammi di Pfas per Kg di peso corporeo. I dati del rapporto si riferiscono al 2017, e quando vennero resi noti i primi risultati aggregati, ci furono subito conseguenze, con la sospensione dei rifornimenti a Km zero da parte dei gruppi di acquisto solidali. Non è ben chiaro, però, quanti di questi prodotti siano finiti nei punti vendita della distribuzione moderna. Il solo provvedimento in vigore, a oggi, è il divieto di consumare pesce pescato in zona rossa fino al 2022. La prossima udienza del processo si terrà il 30 settembre.

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