Il ‘metodo Barilla’ per sughi e pesti da filiere locali. E il pesto alla genovese è ora certificato blockchain

2024-08-22T11:07:01+02:0022 Agosto 2024 - 11:07|Categorie: Grocery, in evidenza|Tag: , , , , , |

Parma – L’estate è la stagione del raccolto per pomodoro e basilico, gli ingredienti alla base dei pesti e dei sughi Barilla. Sono oltre 100mila le tonnellate di pomodoro italiano che ogni anno vengono lavorate e poi trasformate, da Barilla, in salse e sughi. Oltre 6.500 le tonnellate di basilico, 100% italiano, acquistate da Barilla per diventare pesto. E proprio nelle filiere italiane responsabili della produzione di queste due materie prime, e nel “saper fare” dei produttori e trasformatori, l’azienda parmense vede il segreto del suo successo.

“Utilizzare materie prime di qualità, per Barilla, non è solo una necessità produttiva in chiave competitiva, è una responsabilità sociale ed etica”, afferma Cesare Ronchi, direttore acquisti materie prime del Gruppo Barilla. “Da qui nasce la volontà del Gruppo di dar vita alla Carta del Basilico, un disciplinare per la coltivazione sostenibile, per la valorizzazione della biodiversità e delle comunità degli agricoltori. Mentre per i pomodori, Barilla si impegna ad acquistare esclusivamente quelli con certificazione di buone praticole agricole”.

Per garantire trasparenza e tracciabilità, nel 2024 Barilla ha portato avanti la completa digitalizzazione della filiera del basilico fresco utilizzato per il pesto alla genovese: il primo al mondo a essere tracciato tramite tecnologia blockchain. Un sistema sviluppato in collaborazione con Connecting Food, e che ha coinvolto 50 unità operative, 19 aziende agricole e sei fornitori, oltre allo stabilimento di Rubbiano in provincia di Parma. “A partire da luglio 2024”, spiega l’azienda, “il Qr code viene applicato sui vasetti di Pesto alla genovese e alla sua variante senz’aglio distribuiti non solo in Italia, ma anche in altri 14 mercati europei”.

 

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