Il Canada blinda le sue filiere agroalimentari. Il protezionismo è (quasi) legge

2025-06-20T14:01:30+02:0020 Giugno 2025 - 13:00|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza, Mercato|Tag: , , , , , |

Prodotti lattiero caseari, uova e pollame fuori dai futuri negoziati. Il Paese si appresta a varare una legge che crea un precedente unico – e per certi versi preoccupante – nel commercio internazionale. 

È a un passo dal diventare legge il ‘Bill C-202’, il Ddl canadese che, per la prima volta nella storia, tutela alcune produzioni agroalimentari all’interno di futuri accordi commerciali. Parliamo in particolare di prodotti lattiero caseari, uova e pollame, che saranno quindi ‘blindati’ nel corso di qualsiasi trattativa commerciale. Tradotto: sarà proibito aumentare i dazi su queste produzioni o ridurre i dazi sugli stessi prodotti d’importazione. Con l’obiettivo di tutelare un comparto valutato in 28 miliardi di dollari, il Paese alza una sorta di ‘muro commerciale’ non indifferente nei confronti dei partner, che potrebbe avere serie ripercussioni su altre produzioni locali.

L’idea canadese di tutelare alcune filiere non è nuova. Da tempo il partito politico Bloc Québécois spinge infatti in questa direzione. Il precedente disegno di legge (C-282) – che a detta della stampa locale era molto simile a quello attuale – non era però passato al Senato. Questa volta, invece, il Ddl è stato approvato sia dalla Camera dei Comuni, sia dal Senato, il 18 giugno, e ora è solo in attesa del ‘Royal Assent’ (conferito dal Governatore generale, un giudice della Corte Suprema o un altro alto funzionario di stato) per diventare ufficialmente legge.

“Abbiamo vinto”, ha dichiarato il leader di partito, Yves-François Blanchet, dopo il sì del Senato. Grande soddisfazione è stata espressa nelle scorse ore anche da associazioni di rappresentanza quali Dairy Farmers of Canada, Chicken Farmers of Canada, Egg Farmers of Canada, Turkey Farmers of Canada e Canadian Hatching Egg Producers.

Non mancano però anche gli scontenti. Tra questi c’è la Grain Growers of Canada (GGC), che rappresenta 70mila produttori locali di cereali e legumi, che esportano il 70% della loro produzione per un valore superiore a 45 miliardi di dollari. “Nonostante l’impegno dichiarato del governo di far crescere l’economia canadese ed espandere il commercio internazionale, la prima legge approvata dal 45esimo Parlamento limita la capacità dei nostri negoziatori di concludere gli accordi migliori per i canadesi,” ha dichiarato Kyle Larkin, direttore esecutivo del GGC. “Questa legge ha ricevuto il consenso unanime dei parlamentari senza consultare i canadesi colpiti più direttamente, costringendo il Senato ad accelerare l’approvazione di un disegno di legge imperfetto”.

È della stessa idea l’industria canadese della carne bovina. “Siamo molto preoccupati”, ha affermato il presidente della Canadian Cattle Association, Tyler Fulton. “In un momento in cui il Canada dovrebbe concentrarsi sull’apertura di nuovi mercati per i prodotti canadesi, siamo delusi nel constatare che i parlamentari privilegiano il protezionismo attraverso la legislazione”.

La stessa tempistica d’introduzione della legge è indicativa: a breve, il Canada avvierà i negoziati per il rinnovo dell’Usmca (l’accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Canada e Messico che nel 2021 ha sostituito il Nafta). “Gli Stati Uniti esportano ogni anno in Canada 221.883 tonnellate di prodotti lattiero caseari, per un valore di 1,14 miliardi di dollari, che rendono il Canada il secondo mercato per i latticini americani”, scrive la testata di settore Bullvine. “Qualsiasi interruzione di questo flusso commerciale avrà un impatto diretto sui prezzi del latte alla stalla negli Stati Uniti […] con il rischio di spostare la pressione commerciale sui settori come la carne manzo, di maiale e i cereali”.

Comunque vada a finire, quello che il Canada sta creando è un precedente molto pericoloso per il commercio mondiale. E con delle ricadute ad ora imprevedibili.

 

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