Milano – “Siamo entrati in una fase ribassista e la Peste suina africana in Spagna aggrava sicuramente il quadro. Ci aspettiamo che dopo Natale la situazione si manifesti in tutta la sua complessità”, dichiara Rudy Milani, presidente della Federazione nazionale suini di Confagricoltura, a Teseo by Clal. “I giochi per Natale erano già finiti alla prima settimana di dicembre”, prosegue, “e in poche settimane lo scenario è mutato: a settembre mancavano suini, a ottobre, un mese dopo, non tanto in Italia quanto in Europa l’asta della domanda e dell’offerta si è posizionata in maniera diversa. E le quotazioni hanno cominciato a flettere”.
All’origine di questi cambiamenti importanti nella dinamica domanda-offerta, c’è soprattutto la Cina, che “nel 2020 assorbiva da sola il 40% dell’export spagnolo“, per poi ridurre progressivamente gli acquisti a causa del ritorno produttivo interno e di “una maggiore offerta a prezzi più convenienti della carne suina proveniente dal Brasile. […] E così, fra il 2020 e il 2025 la quota di export della Spagna verso la Cina si è dimezzata, passando dal 40 al 20%”.
Il quadro è stato ulteriormente complicato dal ritrovamento di cinghiali colpiti dal virus della Psa in Spagna, con 18 Paesi che hanno bloccato l’import, alcuni dei quali con quote significative come Giappone. “Solo i Paesi che hanno interrotto i rapporti commerciali pesano per il 26% dell’export spagnolo, che vale all’incirca 7,5 milioni di suini, che inevitabilmente finiranno per riversarsi nel mercato intra-Ue e con l’Italia che potrebbe vedersi aumentare le pressioni alle frontiere. Se pensiamo che la produzione italiana è di circa 10 milioni di capi, abbiamo un’idea più precisa di quale potrebbe essere l’impatto sui mercati dell’Unione europea”, conclude Milani.