Meda (Mb) – Sei miliardi di euro. A tanto ammontano i danni costati all’agricoltura italiana lo scorso anno per via della mancanza d’acqua nelle campagne. Pari al 10% della produzione agroalimentare nazionale. Stando alla Coldiretti, nel 2023, la situazione potrebbe persino peggiorare. “La mancanza di precipitazioni sta condizionando le scelte delle aziende agricole. Che si stanno spostando da mais e riso, due colture particolarmente bisognose d’acqua, verso la soia e il frumento”. Greenpeace Italia ha calcolato che il 38% delle risaie è colpito da siccità severa-estrema, mentre per le semine l’Ente Risi stima un taglio di 8mila ettari, al minimo da 30 anni. E il problema è concentrato prevalentemente al Nord (leggi qui).
Oltre al riso, anche le coltivazioni di mais sono sotto stress. Stando alle stime del Compag, la federazione nazionale delle rivendite agrarie, in alcune aree della Lombardia si registra un crollo del 15%, in Veneto del 30%. “Se vent’anni fa la produzione copriva quasi totalmente il fabbisogno nazionale, ora il tasso di autoapprovvigionamento è sceso al di sotto del 40%”, riporta il Sole 24 Ore. In tale contesto, molti gli agricoltori che stanno ricorrendo all’implementazione di soluzioni tecnologiche ad hoc con l’obiettivo di diminuire il fabbisogno idrico.
