Meda (Mb) – Il progetto Mediterranea, nato da Confagricoltura e Unione Italiana Food, non può che far pensare a Filiera Italia. L’associazione (poi diventata Fondazione) è stata creata nel 2017 con l’obiettivo di far dialogare agricoltura e industria, aprendosi poi alla distribuzione (Conad e Carrefour), al mondo dell’energia con Eni ed Enel e a quello creditizio (Intesa Sanpaolo). Tra i soci fondatori di Filiera Italia, come si legge nell’art. 1 dello statuto, c’è Coldiretti. E fra i primi main partner dell’operazione c’era Ferrero, poi uscita nel 2019, probabilmente, a causa delle continue sortite di Coldiretti contro le materie prime estere. Tra i servizi offerti dalla Fondazione, leggiamo sul sito, ci sono i contratti di filiera, che sono anche tra le priorità di Mediterranea: “Filiera Italia promuove questo modello, favorendo la nascita di molti contratti che interessano sia le produzioni più significative dell’offerta agroalimentare nazionale, sia la proliferazione di contratti di portata regionale legati a specifiche produzioni”.
Ci sono punti di contatto anche sull’internazionalizzazione: “Si vogliono coinvolgere direttamente i protagonisti dell’agroalimentare italiano, con l’obiettivo di promuovere il Made in Italy all’estero. Tra le principali attività, si intende pianificare e gestire campagne di promozione di Filiera Italia, in stretta collaborazione anche con l’Agenzia Ice”, spiega sempre il sito di Filiera Italia.
Al momento, Mediterranea si caratterizza per un forte accento sulle filiere del pomodoro e del frumento, mentre Filiera Italia è più trasversale. Al suo interno c’è Gruppo Casillo, socio di Unionfood, ma ci sono anche Pastificio Rana e Rummo, che invece non risultano soci dell’associazione guidata da Barilla. Qualora Mediterranea si aprisse ad “altre associazioni”, come auspicato proprio da Paolo Barilla, le distanze con Filiera Italia si ridurrebbero e lo scenario potrebbe cambiare.