Nei giorni scorsi si sono espressi i neocommissari europei e diversi parlamentari italiani. Perchè il partito di Elly Schlein, nonostante innumerevoli richieste da parte nostra, non ha un’opinione su un argomento tanto cruciale?
Di Andrea Dusio
Qual è la visione del Pd sulla questione della carne coltivata? La questione è tornata al centro del dibattito per due ragioni. Da un lato, le dichiarazioni rilasciate a Ferrara il 31 ottobre dal ministro Lollobrigida, che ha chiesto maggiore chiarezza agli esponenti democratici. In Emilia-Romagna, l’ex governatore Bonaccini e l’assessore all’agricoltura Alessio Mammi si sono spesi in prima persona contro la carne sintetica. E ricordiamo che già un anno fa, a novembre 2023, era emersa una spaccatura, con parlamentari contrari alla Legge Carloni, che intendeva vietare l’introduzione della carne coltivata nel nostro Paese, e governatori (lo stesso Bonaccini, De Luca in Campania, Giani in Toscana, Emiliano in Puglia) e sindaci (Nardella a Firenze e De Caro a Bari) favorevoli.
Alla vigilia dell’incontro ferrarese, le forze di sinistra hanno tenuto una conferenza stampa, prendendo posizione per l’abolizione della normativa, paventando il rischio di infrazione della legge comunitaria, dopo che la Commissione europea si è pronunciata contro l’applicabilità di una norma analoga promossa dal parlamento ungherese. Nell’occasione, il partito di Elly Schlein è parso appiattito sulle posizioni manifestate da tempo da Più Europa.
La deputata Pd Eleonora Evi, facendo eco alle parole degli esponenti di Più Europa Riccardo Magi e Benedetto Dalla Vedova, e al pentastellato Alessandro Caramiello, ha detto: “Si producono queste figuracce, mentre le azioni da fare sono diverse e non possono essere quelle che alcuni definiscono intensivizzazione sostenibile: un ossimoro”.
Di qui la richiesta di un chiarimento da parte di Bonaccini. Abbiamo allora cercato l’europarlamentare Camilla Laureti, che nella direzione Pd ha la delega all’Agricoltura. È lei la persona destinata a raccogliere a Bruxelles l’eredità di Paolo De Castro, per anni protagonista del dibattito europeo sulle tematiche agroalimentari, che Schlein a giugno non ha voluto ricandidare.
Ma raccogliere la posizione di Laureti si è rivelato più complesso di quanto pensavamo. Dal Nazareno siamo stati indirizzati a un primo portavoce a Bruxelles, che ci ha indicato una seconda, la quale a stretto giro ci ha girato il contatto di una terza.
A questo punto è seguito uno scambio di messaggi su Whatsapp, in cui l’addetta stampa faceva presente che in quelle ore Laureti (era lunedì 4 novembre) doveva prepararsi ad ascoltare le audizioni dei diversi commissari neo nominati. Ciascuno dei candidati indicati dalla presidenza Ue deve infatti presentare il proprio programma in aula, a fronte del quale il parlamento avalla o meno la nomina.
In quelle ore era effettivamente in programma l’audizione del lussemburghese Hansen, che dovrebbe diventare commissario dell’Agricoltura. E mercoledì 6 è stato il turno dell’ungherese Várhelyi, indicato per le deleghe alla Salute e al Benessere Animale.
Giovedì 7 siamo dunque tornati all’assalto, chiedendo una dichiarazione di Laureti sulla carne coltivata che aiutasse tutti a orientarsi, in linea con gli accordi presi con l’ufficio stampa. Ma di nuovo la richiesta non ha avuto risposta. E qui sorge un dubbio. Perché, proprio al fine di pronunciarsi sulle candidature, i parlamentari europei devono avere ben chiaro l’orientamento del proprio gruppo europeo e del partito di riferimento sulle diverse tematiche. Non a caso tanto l’intervento di Hansen quanto quello di Várhelyi hanno toccato, con posizioni diverse, la questione della carne coltivata.
Tutti insomma hanno espresso un’opinione su questo tema. Tutti tranne il Pd. Con De Castro, concedetecelo, non sarebbe successo. In termini di strategia politica, questo silenzio presta il fianco a Roma alle punzecchiature da parte degli esponenti della maggioranza, che in settimana hanno fatto a gara a rimarcare i tentennamenti della segreteria dem, paventando l’appiattimento sulle posizioni dei Cinque Stelle. Restiamo dunque in attesa. Pd, se ci sei batti un colpo.