Come si scompone il prezzo del latte? L’analisi de Il fatto alimentare

2024-02-29T12:11:00+02:0029 Febbraio 2024 - 11:18|Categorie: Formaggi, in evidenza, Latte|Tag: , , |

Milano – Il titolo de Il fatto alimentare è indubbiamente azzeccato: ‘Chi ci guadagna veramente con il latte fresco a 2 euro al litro?’ E il post è interessante anche perchè cerca di rispondere ai dubbi della ‘signora Maria’ di cui ha scritto recentemente Angelo Frigerio, direttore di Alimentando, proprio sul latte venduto a 2 euro al litro.

Il prezzo al dettaglio, secondo l’articolo firmato da Roberto La Pira, direttore della testata online, si può scomporre in tre voci. “Il latte alla stalla viene pagato 0,50 euro al litro. Le spese di trasporto, lavorazione, confezionamento, distribuzione e pubblicità a carico delle aziende ammontano a 0,75 euro al litro. A queste occorre aggiungere 0,15 euro come margine. A questo punto entra in gioco il supermercato, che acquista a 1,40 euro e rivende a 1,90-2,00, con un margine di almeno 50 centesimi circa”, si legge su Il fatto alimentare.

Da notare la presenza sempre più importante delle confezioni Mdd in questa categoria: “Esselunga, ad esempio, vende il suo latte fresco intero a 1,35 euro al litro. Il prezzo è interessante e si giustifica con i minori costi di distribuzione, la compressione dei margini del produttore (Latteria Soresina), l’assenza di pubblicità e la scelta di essere competitivi su un prodotto di acquisto ricorrente il cui costo è ben noto ai clienti. Esselunga probabilmente riduce al minimo i suoi margini utilizzando il latte fresco come prodotto per attirare consumatori. Per compensare questo mancato margine, Esselunga applica un ricarico di 50 centesimi al litro sul prezzo di fornitura del latte firmato dalle aziende di marca, arrivando così a vendere un litro a 1,90 euro”.

La situazione, continua La Pira, è “abbastanza simile in altre catene”: con il latte Idm che tendenzialmente rasenta sempre i 2 euro, le insegne applicano un ricarico di almeno 50 centesimi al litro. Così si spiegherebbe come il costo del latte fresco sostanzialmente triplica passando dalla stalla allo scaffale. Nelle risposte ai commenti, La Pira aggiunge che il latte invenduto viene restituito dai supermercati alle aziende 2-3 giorni prima della scadenza. I produttori dovranno poi smaltirlo, con solo una piccola parte che finisce nelle mense per gli indigenti.

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