Don Ferrante e la Distribuzione moderna

2021-05-10T15:32:24+02:0010 Maggio 2021 - 15:32|Categorie: Editoriali del direttore, in evidenza|Tag: , , |

Quando sento certi bei discorsi sulla Distribuzione moderna mi viene alla mente un paragrafo dei Promessi Sposi. Esattamente quello in cui si parla di Don Ferrante e Donna Prassede. Si tratta di due nobili milanesi che accolgono Lucia Mondella dopo la sua liberazione dal castello dell’Innominato. Il personaggio più interessante della storia è proprio il nobiluomo. è un filosofo e, non avendo un cazzo da fare, si diletta a studiare i fenomeni del momento. Così, di fronte all’incalzare della peste, non si scompone ma si chiede: “Ma sarà sostanza o accidente?”. Elabora così una serie di strampalate teorie che non trovano riscontro nella realtà. Per lui la peste è da ricercarsi nell’influsso cosmico e quindi non c’è da preoccuparsi. Il Manzoni lo paragona a certi, tanti, intellettuali che sono fuori dal mondo. Così fuori che quando la peste arriva, lui muore “come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle” .

Come Don Ferrante, giornalisti e operatori del settore si arrabattano a formulare teorie sul futuro della distribuzione, dimenticando che il mondo viaggia alla velocità della luce. E che quello che oggi definiamo moderno, domani sarà già vecchio. Che dire infatti dei cambiamenti avvenuti con la crescita dell’e-commerce? Un’avanzata tumultuosa, con la pandemia che ha fatto da effetto turbo. E che ha costretto numerose catene a reinventarsi, a introdurre nuove formule distributive, a creare un canale online.

C’è poi chi ha rispolverato una formula antica: lo sconto del 10% secco – comprese le promozioni già in atto – su tutta la merce in un determinato giorno del mese. Alfiere di questa promozione è stato Iperal. Che ha letteralmente fatto saltare il banco. Lo abbiamo verificato nel corso di un’inchiesta sul campo (vedi su alimentando.info le riviste di aprile). Punti vendita affollati, carrelli come non si vedeva da tempo, scaffali svuotati. Un delirio che probabilmente ha avuto come conseguenza una diminuzione delle vendite delle altre catene, Esselunga ad esempio, come ampiamente documentato dalla nostra inchiesta. Tanto che la catena di Marina Caprotti ha dovuto correre ai ripari e, dopo Pasqua, ha riproposto la medesima promozione. Senza grandi risultati però.

Ma si tratta ancora di mosse tattiche. Nulla di sconvolgente. Il progetto Gorillas, invece, è destinato a far parlare di sé a lungo. In pratica la start up garantisce la spesa a casa in 10 minuti. A consegnarla rider, con un look distintivo, a bordo di bike elettriche. Fondata lo scorso maggio da Kağan Sümer e Jörg Kattner con l’obiettivo di ridefinire il concetto di supermercato, è pronta ora a sbarcare a Milano. Già presente in 16 metropoli europee, opera seguendo un modello di ‘dark store’, ovvero punti di stoccaggio della merce destinata al delivery. E conta 40 poli logistici distribuiti tra Germania, Paesi Bassi, Regno Unito e Francia. Per usufruire del servizio, basta scaricare l’applicazione e scegliere tra un catalogo di circa 2mila articoli essenziali, compresi i freschi. Tutti disponibili allo stesso prezzo del dettaglio. I prodotti selezionati arrivano a destinazione nel giro di 10 minuti con una maggiorazione di due euro per la consegna.

Una vera e propria rivoluzione per il cosiddetto ‘urban delivery’. Per ora Gorillas sarà sperimentata a Milano, ma sono già previste anche altre aperture a Bologna e Parma. Due i dark store, in via di allestimento, nel capoluogo lombardo, con una superficie di circa 400 metri quadri ciascuno. Il progetto Gorillas ha ottenuto uno stanziamento di circa 290 milioni di euro da parte di fondi d’investimento e oggi vale circa un miliardo di euro. Una vera e propria rivoluzione nel mondo della distribuzione che andrà inevitabilmente a scontrarsi con servizi simili come Amazon Fresh.

Vale la pena aggiungere che non stiamo parlando di grandi numeri. Gorillas sarà presente solo in determinati quartieri con una densità di popolazione molto alta. Aree circoscritte e questo proprio per assicurare il servizio veloce in dieci minuti. L’offerta sarà limitata. Un servizio destinato dunque alla spesa dell’ultimo minuto. Ma l’interesse suscitato la dice lunga sulle prospettive.

Ecco allora che all’avanzare tumultuoso di nuove forme di distribuzione non si può mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi. Occorre ripensare a un modello di commercializzazione del food che vada a soddisfare le nuove esigenze emergenti.

Forse la parola “specializzazione” sarà quella vincente. Non più e non solo agglomerati indistinti di merce varia. Ma punti vendita che offrano una selezione di marchi e prodotti in verticale. Con un’ampia scelta orizzontale. L’alternativa è quella di Don Ferrante: la morte “come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle”.

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