Effetto Domino’s per il delivery

2022-08-12T11:36:06+02:0012 Agosto 2022 - 11:36|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza, Mercato|Tag: , , , , |

Chiude la catena delle pizze made in Usa. Gorillas lascia l’Italia. Deliveroo e Cortilia subiscono perdite. Il mercato delle consegne a domicilio è sotto stress. La causa: i costi elevatissimi e la ripresa del Fuori casa. Chi sopravviverà alla crisi?

Domino’s Pizza alza bandiera bianca. La notizia, nei giorni scorsi, è rimbalzata su tutti i giornali. Dopo sette anni di attività nel Belpaese, ePizza Spa, concessionaria del marchio americano, ha dichiarato il fallimento. Tra le cause che hanno portato all’uscita di scena del colosso statunitense dal mercato italiano c’è sicuramente una notevole riduzione dei ricavi, contratta in seguito allo scoppio della pandemia. Le prolungate restrizioni governative e l’aumento della concorrenza nel settore operativo di Domino’s, quello della pizza a domicilio, hanno infatti causato una vertiginosa contrazione delle vendite, e di conseguenza dei ricavi, tali da generare una sofferenza di cassa e una crisi di liquidità. Il tutto a fronte di costi di gestione elevati e di una bolletta dell’energia che, nell’ultimo anno e mezzo, è lievitata. Dal 20 luglio scorso, tutti e 27 i punti vendita della catena, dislocati tra Milano, Torino, Bergamo, Bologna, Roma e in Veneto, hanno così chiuso i battenti, mettendo la parola ‘fine’ all’avventura tricolore di Domino’s Pizza.

Di pochi giorni fa è anche la notizia che un altro grande player del food delivery non riuscirebbe a coprire interamente le proprie spese di gestione. Nel suo rapporto di metà anno, Deliveroo, servizio nato a Londra nel 2013 da un’intuizione di Will Shu, ha annunciato perdite per circa 147 milioni di sterline (pari a 174 milioni di euro) nel primo semestre 2022. Una cifra di gran lunga superiore rispetto ai 95 milioni di sterline (oltre 112 milioni di euro) registrati nello stesso periodo del 2021. “Le linee guida per il 2022 riflettono le attuali incertezze, in particolare nei mercati europei, dovute alle pressioni inflazionistiche, al comportamento dei consumatori post-Covid e ai più ampi impatti geopolitici ed economici del conflitto in Ucraina”, ha sottolineato la società, che mira al raggiungimento del break even (il pareggio tra le entrate e le uscite totali) tra il secondo semestre 2023 e il primo semestre 2024. Visto lo scenario non del tutto roseo, il gigante inglese ha poi deciso di cessare le proprie attività nei Paesi Bassi, mercato secondario dove servirebbero troppi investimenti per riuscire a competere con la concorrente Just Eat. E di concentrarsi invece sui Paesi ad alto potenziale come l’Italia e il Regno Unito.

A scricchiolare, poi, è anche il settore del delivery ultra-rapido, quello delle consegne in 10 minuti. Ancora fresca è la dipartita di Gorillas dal mercato italiano, attuata per migliorare l’operatività del business e rafforzare l’azienda dal punto di vista della redditività. Troppo alti i costi da sostenere, tra personale, utilities, consegne e dark store. La casa madre berlinese ha così annunciato la messa in liquidazione della divisione italiana e il licenziamento di 540 dipendenti nella sola Penisola.

Se la pandemia aveva fatto la fortuna dei servizi di delivery, ci ritroviamo ora con una situazione ben diversa tra le mani. Terminata la ‘golden age’, è ora di fare i conti con la realtà. Il primo punto da considerare è che il ritorno alla vita ‘normale’ ha sicuramente portato a un altrettanto cambiamento nelle abitudini dei consumatori, dimostrato dalla ripresa del Fuori casa. La voglia di uscire e andare al ristorante è ben evidente dai tavoli affollati che si vedono in giro, che vanno dunque a discapito del food delivery. Il secondo punto, impossibile da non considerare, è l’aumento esasperato dei costi, dagli immobili alle utilities fino alle materie prime. Lo spiega bene Marco Porcaro, fondatore e Ceo di Cortilia: “Più si corre, più i costi aumentano”. E infatti anche la piattaforma di e-commerce nel 2021 ha registrato una perdita netta di 4,5 milioni (era di 774mila euro nel 2020). Sul bilancio pesano i costi e gli ammortamenti relativi alla nuova sede di Cassina de’ Pecchi (Mi), uno spazio di 50mila mq in locazione, e lo sbarco nella Capitale, previsto per settembre.

Tanti gli esempi che ci fanno intendere come il mercato del food delivery non sembra navigare in acque tranquille. E non tutti riescono a cavalcare le onde. La rotta è ancora tutta da tracciare e, visto il periodo, fare previsioni è impossibile. Chi resterà a galla?

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