Fico: un venerdì di passione

2022-09-16T16:44:44+02:0016 Settembre 2022 - 12:23|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza, Mercato, Retail|Tag: , |

Un parco quasi vuoto. Mezzo chiuso. In alcuni casi un senso di desolazione e incuria. La nostra visita alla ‘Disneyland del cibo’.

Come entrare in una landa desolata. Il venerdì sera, a Fico Eataly World di Bologna, non è propriamente una festa… Il 9 settembre, la nostra redazione ha effettuato un sopralluogo al parco tematico dedicato al food italiano per verificarne l’andamento.

Sapevamo che la situazione non era delle migliori. Dopo aver preso il volo nel novembre 2017, con un primo anno di fatturato “in linea con il business plan” (50 milioni di euro con 2,8 milioni di presenze), la creatura di Oscar Farinetti ha cominciato a perdere quota. “Nei primi anni Fico ha cumulato perdite per una dozzina di milioni”, spiegava l’Ad, Stefano Cigarini, nell’intervista realizzata lo scorso maggio, “di fatto ripianati dai soci (Eataly e Coop Alleanza 3.0, ndr). Nel 2022 perderemo circa 3 milioni. Il 2023 sarà un anno in cui puntiamo a crescere, avvicinandoci a Ebitda 0. E nel 2024 gli utili”. Sarà, glielo auguriamo. Vero è che la nostra esperienza a Fico è stata allarmante.

Il parcheggio al nostro arrivo è quasi vuoto. Gli animali, una ridotta selezione di quelli che c’erano all’inaugurazione, sono stati spostati prima dell’entrata. Sempre allocati in piccoli e tristi recinti. Il nostro ingresso precede di poco le 19.00. La spesa è di 12 euro a testa perché integriamo il biglietto di accesso al Luna Farm (forse troppi per quel che ci aspetta?). Da qualche tempo, infatti, anche solo per entrare, si paga. Cosa che deve aver ulteriormente dissuaso i bolognesi a frequentare il parco. “Voi di Bologna ci andate al Fico?”, abbiamo chiesto a un gruppo di amici della zona. “No”, rispondono convinti. “Io non ci metto piede da almeno quattro anni e ci ero andato per lavoro”, aggiunge uno. E poi: “Tra amici non si parla mai di Fico, non viene considerato nemmeno come meta per mangiare”. Il campione non sarà significativo, ma un addetto del parco ci ha confermato: “I local non sono mai stati lo zoccolo duro delle visite e il biglietto all’ingresso è stato un deterrente ulteriore”. Affermazioni che non avallano i dati comunicati da Cigarini: “Il pubblico è in buona parte residenziale”.

Turisti o non turisti, in realtà, quella sera il vero problema era trovarli, i visitatori. Quasi deserti i lunghi corridoi, sempre vuote le famose giostre interattive, si contano con una mano i curiosi nello shop a fine parco. L’area più popolata è il Luna Farm, uno spazio nuovo per noi, che ci eravamo immaginati più ampio. Dopo una specie di sala giochi (a pagamento), entriamo in un capannone. In una sala con vetrate è in corso una festa di bambini. Le attrazioni sono originali e divertenti, ma ci sono solo tre addetti per una decina di giostre, quindi per ogni corsa bisogna aspettare. Inoltre, grande delusione, la sopraelevata ‘Coco Dance’ è inagibile: “Funziona solo nel weekend”, ci viene detto.

Al di là del singolo caso, l’elemento che più intristisce è proprio la sensazione di abbandono. Delle giostre, dei negozi, dei ristoranti, delle fabbriche. Si notano alcuni spazi chiusi definitivamente, altri non si capisce se siano aperti o no. Non è chiaro se e dove si possano acquistare i prodotti, perché le casse vicine alle isole vendita sono chiuse. La rotonda dei dolci non parte e in diverse giostre, seppur belle e istruttive, ci sono elementi rotti o non funzionati. E – nonostante sappiamo del più grande impianto fotovoltaico su tetto in Italia – ci siamo chiesti, visti i costi dell’energia, come mai non ci siano sensori all’ingresso per l’attivazione al bisogno, per risparmiare ed evitare sprechi.

Nota di merito al (poco, ma cordialissimo) personale con cui abbiamo parlato. E dal quale abbiamo appreso che il venerdì sera è forse il momento peggiore della settimana per l’affluenza a Fico, nonostante gli eventi organizzati nel frutteto (molto bello lo spazio esterno). Che i principali visitatori sono forestieri e che l’affluenza maggiore si rileva a pranzo, quando – come racconta un addetto ad amici – “si fanno anche 100 coperti”.

Siamo usciti da Fico con un senso di vuoto, proprio come il parco. Ma sembra che la positività di Stefano Cigarini sia inesauribile: “Oltre al consolidamento del modello, cominceremo a pensare allo sviluppo internazionale, con altri Fico Eataly World nel mondo”, ha dichiarato di recente. Auguri…

In foto: immagini del parco tematico quasi vuoto, una cassa chiusa e un esempio di incuria all’interno della rotonda del formaggio

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