Fiere: quale futuro?

2022-02-11T15:32:48+02:0011 Febbraio 2022 - 15:32|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza|

Un’indagine di Alimentando ha coinvolto 200 aziende del settore alimentare per scoprire come immaginano le manifestazioni negli anni a venire. Tra durata, tipologie di stand, servizi offerti e format phygital. Ecco cosa abbiamo scoperto.

Il Covid sta cambiando il modo di fare business. Anche nel settore alimentare, i cui operatori hanno ceduto alla necessità di svolgere incontri in modo virtuale. E gli enti fieristici, travolti dalla pandemia, non solo devono fare i conti con nuove misure di sicurezza e costanti modifiche ai calendari, ma devono anche adeguarsi alle nuove necessità di espositori e visitatori. La redazione di Alimentando ha svolto un’indagine, nel corso del mese di gennaio, per scoprire come le aziende del settore immaginano le fiere del futuro. Hanno partecipato 200 imprese da ogni comparto – salumi e carni, latte, formaggi e latticini, dolci e panificati, conserve, bevande, vini e superalcolici, e così via. Ci hanno aiutato a comprendere quanto saranno disposte a investire per esporre e quali caratteristiche dovrà avere, in futuro, la kermesse ‘ideale’.

Dei partecipanti al sondaggio, circa 130 aziende hanno preso parte a eventi fieristici nel 2021, in Italia o all’estero. Riscontro legato principalmente alla voglia di ripartenza e di ‘normalità’. Tra questi, però, solo il 37,5% ritiene che il riscontro ottenuto sia valso l’investimento. Numerosi infatti lamentano la scarsa presenza di visitatori e buyer. Nonostante questa premessa, per la maggioranza degli operatori del comparto alimentare, le fiere continueranno a essere un’importante occasione di business. Tanto che il 57,3% dei partecipanti al sondaggio, in futuro, non ridurrà il budget dedicato. Parole chiave per chi è di questa opinione sono ‘rapporto umano’ e ‘vetrina commerciale’. L’opinione di un operatore, in particolare, riassume il punto di vista di molti: “Credo che quello che si riesce a trasmettere in fiera non lo si può trasmettere con le call. I vari responsabili acquisti hanno bisogno di conoscere meglio cosa c’è dietro un prodotto/territorio degustandolo e chiedendo varie informazioni”. Per la minoranza di diverso avviso – il 16,6% – il digitale avrà la meglio sull’evento in presenza: “Esistono modalità alternative di contatto/ approccio commerciale e strategico”, commenta un operatore. Inoltre, “ormai si ricevono molti più contatti e visite da fornitori che vogliono proporsi piuttosto che da clienti interessati a comprare prodotti”.

Alcuni di coloro che sostengono l’utilità delle fiere anche in futuro, comunque, sono concordi nell’affermare che il format degli eventi deve essere rivisto. Riportiamo, in particolare, il commento di un operatore: “Le fiere saranno ancora importanti occasioni di business se riusciranno a evolvere positivamente nel nuovo scenario. A oggi non è possibile non partecipare alle fiere, perché non esiste un’alternativa valida per incontrare determinati tipi di pubblici, ma sarebbe necessario che si rinnovassero, sotto molti aspetti”. In quale modo? La maggior parte degli operatori – il 75,9% – ritiene che la durata ideale di una fiera sia di tre giorni al massimo, collocati preferibilmente – secondo il 70,9% – da lunedì a venerdì. Attenzione anche a una serie di servizi, ritenuti essenziali: l’incoming dei buyer prima di tutto, ma anche ristorazione e catering, servizi tecnologici e tecnico-allestitivi.

E i format ibridi? Poco più della metà dei partecipanti al sondaggio – il 52,8% – ritiene che siano un’opzione per il futuro, affiancando all’evento in presenza una vetrina digitale a disposizione di tutti gli espositori e visitatori. “La pandemia ha reso naturale la convivenza dei due sistemi”, stando all’opinione di un operatore. Per qualcuno è addirittura “l’unica possibilità di sopravvivenza delle fiere”. Inoltre, “un catalogo online aiuta anche chi non viene in presenza alla fiera”, aggiunge un terzo operatore. Numerosi insistono sull’economicità della soluzione e sui vantaggi offerti dal dare visibilità ai prodotti per 365 giorni all’anno. C’è chi, però, non è del medesimo avviso. Per numerosi partecipanti al sondaggio l’incontro vis-à-vis rimane fondamentale in una contrattazione commerciale. Specialmente nel comparto alimentare, in cui, per utilizzare le parole di un operatore, “è ancora di vitale importanza assaggiare, toccare e vedere il prodotto”. Insomma, i format digitali, per quanto presentino ancora delle criticità, non possono essere ignorati. Quel che conta, però, è che siano affiancati da eventi in presenza, snelli e ad alto livello di servizio.

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