Rush finale per la legge che recepisce la direttiva Ue. Cambiano le norme su contratti, controlli e sottocosto. A tutela della filiera agroalimentare. Intervista esclusiva al presidente della commissione Agricoltura della Camera.
Pratiche sleali, finalmente ci siamo. La Camera dei deputati ha infatti concluso il 31 marzo l’esame della legge di delegazione europea con principi e criteri direttivi per diversi settori. Tra cui, all’articolo 7, proprio le pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese della filiera agroalimentare. Ne abbiamo parlato con l’onorevole Filippo Gallinella (M5S), presidente della commissione Agricoltura della Camera.
On. Gallinella, siamo arrivati alla fine del percorso?
Direi proprio di sì. Manca solo un ulteriore passaggio al Senato dovuto a una modifica introdotta alla Camera, relativa però alla giustizia. L’articolo 7, quello che riguarda da vicino il settore agroalimentare, non è stato toccato.
Quali sono i punti fermi della normativa?
Un’importante novità è il cambio dell’autorità a cui spettano i controlli. Il lavoro dell’Antitrust non ha portato i risultati che ci si aspettava, quindi è stato designato l’Ispettorato centrale repressione frodi (Icqrf), in collaborazione con il comando dei Carabinieri per la tutela dell’agroalimentare e la Guardia di finanza.
La legge interviene anche sui contratti?
Prevede la revisione del regolamento sulla vendita sottocosto, ammessa solo nei casi in cui si registrino prodotti invenduti a rischio deperibilità. E poi, fatti salvi gli accordi contrattuali, è importante tutelare i fornitori, soprattutto piccoli, per far sì che possano segnalare comportamenti scorretti. Un’azione che garantisce l’anonimato e che potrà essere fatta anche tramite le associazioni di categoria.
Quindi non ci saranno più vendite a prezzi stracciati, come l’anguria a 1 centesimo che ha fatto molto discutere l’estate scorsa?
Questo non si può escludere. Ma vogliamo evitare l’abuso della vendita sottocosto e le pratiche unilaterali, su cui non ci sia un accordo chiaro tra le parti. Ma anche i ricatti sull’abbassamento del prezzo da parte della catena, a meno che il prodotto debba essere gettato perché prossimo alla scadenza. Ci devono essere motivi oggettivi. Inoltre abbiamo inserito nella norma un campanello d’allarme.
Ossia?
Se il prezzo di vendita è inferiore del 15% rispetto al costo di produzione scatta una segnalazione. Non vuol dire che siamo in presenza di una pratica sleale, ma se il prezzo è ‘sospettosamente basso’, l’autorità può intervenire con un controllo. Magari è tutto scritto nero su bianco nell’accordo tra fornitore e catena di distribuzione. E allora non ci sono problemi. Ma se non è così…
Vero è che a noi arrivano spesso lettere e segnalazioni su richieste di contributi e sconti ‘strani’ imposti dalle insegne ai fornitori. Ci saranno ancora queste pratiche?
Tutte le condizioni di vendita devono essere confermate nel contratto. Che deve essere scritto, chiaro e trasparente in tutte le sue parti. Una volta che il contratto è stato firmato, non si possono chiedere sconti. A meno che non si aggiorni il contratto stesso. La pratica sleale si registra quando il fornitore è sotto ricatto: questo è il principio generale.
Altro passaggio importante è il divieto di aste elettroniche al doppio ribasso.
Certo. Ma vorrei sottolineare che le persone corrette ci sono dovunque. Non accettiamo, però, che si facciano ricatti. L’importante è non ingaggiare battaglie sbagliate: c’è distribuzione e distribuzione. Dobbiamo ‘colpire’ solo chi si comporta male, non il settore in quanto tale. Anche perché resta il canale principale per la vendita del cibo. E, se non ci fosse, chiuderebbero tantissime aziende.
Quali sono i tempi per l’approvazione definitiva?
L’auspicio, come si accennava, è che il passaggio al Senato sia una mera formalità. Se la discussione viene calendarizzata in tempi brevi, la legge potrebbe essere approvata anche la prossima settimana.