Il Fondo strategico italiano e Granarolo. Qualche retroscena

2013-01-22T12:55:18+02:0026 Novembre 2012 - 18:19|Categorie: Formaggi|Tag: , , |

Milano – E’ sempre più insistente la voce secondo cui i vertici del Fondo strategico internazionale, di cui la Cassa depositi e prestiti (controllata al 70% dal ministero dell’Economia) è azionista di maggioranza, starebbero valutando l’opportunità di entare nella compagine societaria di Granarolo, con l’obiettivo di incrementare l’export del colosso bolognese. Una scelta che, anche tra gli operatori di mercato, suscita qualche perplessità. La prima, inevitabile domanda riguarda le referenze Granarolo. Latte, yogurt, formaggi freschi sono davvero prodotti strategici in chiave export? O non si tratta piuttosto di mercati globali dove la concorrenza è fortissima e la battaglia quasi sempre legata al prezzo? A voler pensar male, si direbbe che l’obiettivo sia piuttosto quello di entrare in modo deciso sul terreno principe di Parmalat. Ovvero di Lactalis, rea di aver lanciato, nel 2011, un’Opa per l’acquisto del gruppo di Collecchio, che ha suscitato numerose e lunghe polemiche. E nessuno sembra ancora aver digerito questo ingresso massiccio dei ‘cugini’ francesi nel panorama italiano. Fastidio senza dubbio aggravato dalle decisioni prese negli ultimi mesi dai vertici del gruppo francese Lactalis, a partire dalla chiusura degli stabilimenti Carnini e della Centrale del latte di Genova. Senza dubbio c’è poi un altro tema: quello dell’incredibile posizione creditoria di Granarolo nei confronti dello stato italiano. La questione è quella dei rimborsi Iva, che pesa sulle casse di numerose aziende del settore lattiero caseario. Ma che, nel caso di Granarolo, sfiora cifre incredibili. Ad oggi, infatti, il credito ha superato gli 80 milioni di euro, secondo quanto dichiarato di recente da Gianpiero Calzolari. Un tentativo di riparare che, però, potrebbe far arrabbiare, e non poco, le aziende del settore. Che, oltre a vantare anch’esse crediti Iva nei confronti dello stato, vedrebbero utilizzati i soldi delle loro tasse per sviluppare il business di un player di notevoli dimensioni in diretta concorrenza.

Nella foto: la sede del ministero dell’Economia

(AR)

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