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Lollobrigida sui dealcolati: “Per me non è vino”. Ma c’è già la prima bozza di decreto dal Masaf

2023-11-29T12:37:44+02:0029 Novembre 2023 - 12:37|Categorie: Vini|Tag: , , , , |

Brescia – Intervenuto in occasione del 76esimo congresso di Assoenologi a Brescia, il ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare ha espresso le sue perplessità sul mercato dei vini dealcolati: “Non possiamo proibire ciò che l’Europa autorizza, ma per me non è vino”, ha affermato Lollobrigida, in quanto “il vino privato di dell’alcol non è un prodotto di qualità, come noi lo intendiamo”. La posizione del ministro – sebbene condivisa da alcuni operatori del comparto, almeno in linea teorica – è in contrasto con quanto chiede il mercato. E in Europa la dealcolazione è già normata dal regolamento Ue n.2021/2027, in vigore dal dicembre del 2021.

A riconoscerlo sono le stesse cantine e le relative associazioni di categoria (vedi Unione italiana vini, Federvini o Alleanza delle cooperative), che da tempo affermano la necessità di essere competitivi come gli altri Paesi anche in questo segmento di mercato in rapida crescita. Ad oggi la dealcolazione non è consentita in Italia, anche se poche settimane fa il Masaf stesso – nonostante la posizione refrattaria del titolare del dicastero – ha divulgato una bozza di decreto che prevede il via libera alla dealcolazione sul territorio nazionale – mai per i vini con Indicazione geografica – solo presso stabilimenti dotati di licenza di deposito fiscale per la produzione di alcol, quindi distillerie autorizzate e sotto il controllo dell’Agenzia delle Dogane.

Sul contenuto di questa bozza si è espresso il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti: “Bene il cambio di rotta sui dealcolati ma chiediamo al Masaf di ripensare al coinvolgimento delle distillerie”. E spiega: “In primis, le distillerie non hanno una diffusione capillare sul territorio nazionale quindi certe zone rimarrebbero fuori. In secondo luogo, e qui sta il problema più grosso, bisogna tenere in conto le alterazioni di tipo microbiologico che deriverebbero dallo spostamento del prodotto. Il Ministero, infatti, non ha tenuto minimamente conto della vulnerabilità del vino, soprattutto di un vino dealcolizzato che, proprio per la mancanza di alcol, risulta più a rischio di altri nella fase di pre-imbottigliamento”.

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