Sondrio – La disponibilità di carne bovina è in progressiva diminuzione, passando dal 30% al 22% nel 2024, con conseguenze rilevanti sui prezzi. “L’approvvigionamento della fesa di bovino rimane difficile”, spiega a Italia Oggi Mario Moro, presidente del Consorzio Bresaola Valtellina Igp. “Dopo gli ultimi aumenti delle quotazioni a 11,50-12 euro/Kg, stiamo discutendo con la Gdo i contratti per riversare 6 euro/Kg al consumo [oggi il prezzo medio è 34-35 euro/Kg, ndr]. Un passaggio ineludibile, infatti il costo della materia prima incide per l’80% sul prezzo finale“. I contratti con la Gdo, prosegue, “si aggiornano ogni 3-4 mesi. Oggi abbiamo un aumento di 3 euro/Kg sulla materia prima che si trasforma (per il calo peso e altri fattori) in 6 euro sul prezzo finale. Ma saranno le singole catene commerciali a scegliere se riversare tutti i 6 euro sul prezzo finale o solo una parte“.
La disponibilità di fesa di bovino in Europa resta “scarsa“, continua Moro. “Si vede anche dal calo del 5% delle macellazioni nel 2024. Un calo non drammatico, ma abbiamo macellato animali giovani e bufalotti, abbiamo cioè raschiato il fondo del barile. E il distretto della bresaola ha bisogno ogni anno di 34mila tonnellate di fesa bovina per sostenere la produzione”.
D’altra parte l’ampia disponibilità di carne in Sud America “si scontra con il sistema dei contingenti imposti all’import in Europa. Si tratta delle licenze Gatt del 1948 che consentono l’import di carne con un dazio agevolato del 20%, ma è vincolato a volumi fissi. La carenza di materia prima ha innescato la corsa alle licenze anche per tagli di carni meno pregiati, per esempio gli hamburger, con un forte aumento dei prezzi, intorno al 50%“, conclude Moro.