Washington (Usa) – Negli Stati Uniti manca il latte in polvere per neonati. A novembre si sono verificati i primi rallentamenti nell’approvvigionamento a causa della pandemia. Ma a febbraio la situazione è precipitata. Un grave caso di contaminazione presso la Abbott Nutrition, che da sola copre un quinto della produzione, aveva infatti causato due decessi lo scorso inverno, portando alla chiusura del più grande stabilimento dell’azienda. Negli Stati Uniti, inoltre, dove il mercato del baby formula è per il 90% in mano a solo quattro aziende, tra cui la Abbott, le importazioni di latte in polvere sono pressoché nulle, visto che la tassazione del 17,5% mette fuori mercato i prodotti stranieri. Si è presto scatenato il panico tra le famiglie, tanto che, secondo quanto riporta Repubblica, c’è chi sarebbe andato in Messico per rifornirsi.
Per tamponare l’emergenza, la Camera ha varato due leggi: la prima per consentire l’accesso ai diversi tipi di latte in polvere a donne e bambini delle fasce più povere e per obbligare i produttori a dotarsi di piani di emergenza in caso di ritiro di merce dal mercato; la seconda per assegnare finanziamenti alla Food and Drug Adminstration, l’ente statale che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, per assumere personale dedicato ai controlli e ritirare eventuali prodotti contraffatti. La Casa Bianca, intanto, ha lanciato l’operazione ‘Fly formula’, chiedendo al Pentagono di organizzare un ponte areo per importare da oltre oceano latte in polvere. Biden ha inoltre invocato il Defensive Production Act per accelerarne la produzione.
Tre giorni fa, comunque, la Abbott ha raggiunto un accordo con la Fda per la riapertura dell’impianto di produzione in Michigan. L’azienda dovrà però consentire a esperti esterni di compiere analisi presso lo stabilimento affinché sia conforme a tutte le necessarie norme di sicurezza alimentare.
