Reggio Emilia – Martedì 5 agosto, a Modena e a Reggio Emilia, si sono tenuti due incontri a cui hanno partecipato istituzioni e organizzazioni agricole locali, con un unico obiettivo: fare il punto sulla diffusione della Peste suina africana e sulle misure messe in campo dalla Regione per contrastare l’emergenza. Ai due incontri hanno partecipato anche gli assessori regionali all’Agricoltura, Alessio Mammi, e alla Sanità, Massimo Fabi, insieme al commissario straordinario alla Psa, Giovanni Filippini. Che è intervento illustrando nel dettaglio la strategia di contenimento dell’infezione, sottolineando l’importanza della costruzione di una linea di contenimento in Appennino, al confine con le regioni limitrofe.
La Regione Emilia Romagna, ad oggi, come spiega una nota ufficiale, ha messo in campo un piano articolato di interventi, combinando misure economiche, venatorie e di controllo del territorio per contrastare l’emergenza. Sono stati attivati quattro bandi per un totale di 11,1 milioni di euro, che hanno sostenuto oltre 150 aziende colpite. A questi si aggiungono 3 milioni di euro destinati alle attività di depopolamento dei cinghiali e dei fossori, di cui 1,1 milioni alle polizie provinciali e quasi 2 milioni alla struttura commissariale nazionale, con il coinvolgimento di ditte specializzate.
Sul fronte venatorio, la caccia al cinghiale è stata estesa da tre a quattro mesi, è stata introdotta la possibilità di selezione tutto l’anno con orari ampliati, e la caccia in controllo è ora consentita in qualsiasi periodo e orario, senza limiti quantitativi al prelievo. Queste misure hanno già prodotto risultati concreti, prosegue la nota: “i danni da cinghiale sono passati da 800mila euro a poco più di 200mila. Inoltre, è stata istituita una rete di Gruppi Operativi Territoriali (Got) da Piacenza a Bologna per garantire un presidio costante ed efficace sul territorio”.
“Il settore suinicolo è fondamentale per l’economia dell’Emilia-Romagna e la filiera dei salumi è la più consolidata e strutturata a livello nazionale, dove vale 20 miliardi, di cui 5 miliardi alla produzione nel nostro territorio”, ha ricordato Mammi. “Per difendere l’eccellenza straordinaria nell’attività di trasformazione delle carni è necessario mettere in campo tutti gli strumenti di difesa e continuare ad agire in modo unitario: seguendo una strategia nazionale, come per ogni infezione virale, che coinvolga i cacciatori, gli imprenditori agricoli, il sistema veterinario territoriale in tutto il Paese”.