Washington (Usa) – E’ arrivato il giorno ufficiale delle elezioni presidenziali americane, anche se 50 milioni di cittadini hanno già votato tramite il voto anticipato in speciali urne o via posta. A contendersi la Casa Bianca sono l’ex presidente Donald Trump e la democratica Kamala Harris, vice del presidente in carica Joe Biden. Il sito americano Agricolture Dive e quello italiano Agricolae hanno messo a confronto i programmi dei due candidati sull’agroalimentare. Di seguito una sintesi ragionata.
DONALD TRUMP
Nella sua campagna elettorale, il tycoon ha più volte ribadito la necessità di una deregulation con tagli fiscali e altri incentivi “per garantire la sicurezza nazionale e la stabilità economica ed espandere i mercati esteri per i prodotti agricoli statunitensi”, sull’onda del ‘Make America great again’ e della guerra commerciale contro Europa e soprattutto Cina. Ha infatti più volte citato la possibilità di imporre dazi fino al 20% su tutte le importazioni.
Nel suo prossimo mandato, Trump intende revocare le politiche climatiche adottate durante l’amministrazione Biden, che avrebbero contribuito all’aumento dei costi energetici. Trump ha dichiarato al Farm Bureau che l’azione per il clima dovrebbe avvenire nel libero mercato, affermando che “l’innovazione e la crescita economica ci permetteranno di liberare le tecnologie e i processi che rendono migliore l’ambiente, riorientando al contempo la produzione lontano dagli inquinatori stranieri”.
Secondo fonti solitamente ben informate, il candidato repubblicano potrebbe anche adottare il Project 2025, un documento di 900 pagine prodotto dal think tank conservatore Heritage Foundation, che propone la deregolamentazione delle linee guida dietetiche statunitensi e dei programmi di assistenza alimentare, puntando su un maggior sostegno alle grandi aziende agricole più che alle piccole.
KAMALA HARRIS
Tra i punti focali del programma di Harris c’è la volontà di ampliare i programmi di protezione delle terre agricole e migliorare l’accesso al credito per gli agricoltori.
La strategia della candidata dem sul commercio internazionale è incentrata sul sostegno agli agricoltori americani, migliorando l’accesso ai mercati globali senza fare troppo affidamento su tariffe o guerre commerciali. Va detto che l’amministrazione Biden-Harris ha mantenuto in gran parte i 301 dazi imposti da Trump sulla Cina e ha incoraggiato i produttori a diversificare l’export in Europa e Africa. Mentre gli accordi mirati hanno rimosso le barriere per alcune colture, i gruppi agricoli hanno spinto per più patti commerciali per compensare le perdite dalla Cina.
Sul fronte sostenibilità, i democratici sottolineano l’impegno a fare del settore agricolo statunitense il primo al mondo a raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050. Anche nell’ambito della produzione industriale e delle linee guida sull’alimentazione, la differenza con Trump è netta: Harris ha promesso di approvare il primo divieto federale di praticare prezzi ‘stracciati’. La candidata vorrebbe far crescere la concorrenza nel settore alimentare e, in un questionario presidenziale, ha dichiarato al Farm Bureau di voler “contrastare le fusioni e le acquisizioni ‘sleali’ che coinvolgono le grandi aziende alimentari per contribuire a creare condizioni di parità”.