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Psa: dipendenti La Felinese in cassa integrazione. Gara di solidarietà per il recupero di parte di produzione ed export

2024-05-08T12:22:17+01:008 Maggio 2024 - 09:44|Categorie: in evidenza, Salumi|Tag: , , , , |

Felino (Pr) – Il salumificio La Felinese ha chiesto la cassa integrazione per i suoi 350 dipendenti. Tutti gli stabilimenti si trovano nella Zona di restrizione 2, estesa alle aree di Collecchio, Sala Baganza e Felino in seguito al ritrovamento di un cinghiale infetto a Fornovo. Da quest’area non possono essere esportati verso Canada, Stati Uniti e Giappone salumi al di sotto dei 400 giorni di stagionatura.

Più del 50% del nostro export è diretto verso il Nordamerica”, spiega al Sole 24 Ore Cesare Baratta, Ad dell’azienda (in foto). “Da 15 anni il Canada è il nostro mercato principale, tanto che dal 2020 abbiamo anche un socio di minoranza canadese, la Premium Brands Holding Corporation. Erano pronti a investire nella creazione di un nuovo stabilimento in Italia”. Con la peste suina, è tutto fermo.

In base alla normativa europea, l’esportazione di salumi verso Stati Uniti e Canada potrà riprendere tra 12 mesi, se non verranno più ritrovati nuovi casi di cinghiali infetti nella Zona 2 di sorveglianza di Felino. Nel frattempo è scattata la gara di solidarietà degli altri imprenditori di salumi del territorio, al di fuori dell’area interdetta all’export, che hanno offerto le loro linee per continuare a produrre ed esportare. La Felinese auspica in questo modo un recupero del 30-40% di quanto non può più lavorare nei propri stabilimenti.

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