Quando le recensioni diventano strumento di ricatto

2024-03-08T11:03:42+02:008 Marzo 2024 - 12:30|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza, Mercato|Tag: , , |

Vincenzo Colao, ristoratore romano, opera da oltre trent’anni a Trastevere con il Ripa 12. Di recente è stato vittima di ritorsioni. Il motivo? Aveva rifiutato l’offerta di un pacchetto da 400 euro per 100 segnalazioni online. Con lui scoperchiamo il vaso di Pandora dei voti sui social.

Di Andrea Dusio

Vincenzo Colao è il patron di Ripa 12, locale storico nel cuore di Trastevere, a Roma, tra i più apprezzati della zona per il pesce. Si è trovato a essere vittima di una tentata estorsione da parte di uno sconosciuto che gli proponeva un pacchetto di recensioni sulle piattaforme online. E ha denunciato tutto al commissariato.

Come ha deciso di denunciare chi la minacciava?

Spesso e volentieri mi arrivano delle pubblicità, se vogliamo chiamarle così, con numeri telefonici del Bangladesh. Gente che si propone come professionista dei social e ti offre pacchetti di recensioni a pagamento. In questo caso la richiesta era di 400 euro per 100 recensioni. Ho avuto la malaugurata idea di dire esplicitamente: “No, non mi interessa”. A quel punto, dopo aver proposto un pacchetto più piccolo e varie formule di pagamento, di fronte ai quali ho ribadito il mio no, una mattina mi sono svegliato e ho trovato questo messaggio: “Sono dieci giorni che ti scrivo, se non accetti comincio a metterti le recensioni negative”. Alle 9.30 ero già dalla polizia, ho mostrato agli agenti le chat, e intanto ho continuato a scambiare messaggi, dicendo chiaramente che ero davanti ai poliziotti. Ma il mio interlocutore ha continuato a insistere, anche quando gli ho inviato tramite Whatsapp la foto della denuncia appena fatta. Intanto gli agenti hanno rintracciato il cellulare: era un’utenza del Bangladesh, ma i messaggi arrivavano dall’Italia.

Il suo è un caso isolato?

So di non essere l’unico a cui succedono queste cose. Il problema è che è facilissimo comprarsi pacchetti di recensioni e costruirsi la buona reputazione di un locale sul nulla. I personaggi che le offrono vogliono essere pagati su Western Union, in modo da non essere tracciati. Ci sono anche strutture più organizzate, che siglano con i ristoratori veri e propri contratti, in cui viene definito, spesso in uno studio di un avvocato, un pacchetto di recensioni ancor prima dell’apertura di un locale, per migliaia di euro.

Cosa si può fare contro queste recensioni fasulle?

La polizia ha preso la denuncia e ha provato a rintracciare il numero, che però è stato bloccato. Faccio parte della Fipe, la Federazione italiana dei pubblici esercizi di Confcommercio. Insieme a loro abbiamo formulato una serie di proposte con cui si riuscirebbe a rimodulare questo mondo delle recensioni. Chiediamo che la recensione sia fatta all’interno del locale, con la tracciabilità della linea wi-fi del locale, in modo che sia sicuro che si tratta di un cliente autentico.

Cosa rischiate voi ristoratori per una recensione cattiva, magari non autentica?

Una mia collega ha dovuto spendere circa 800 euro per analizzare dei cibi, perché degli stranieri a fine cena hanno detto che avevano pagato troppo, e il giorno dopo hanno scritto una recensione in cui dicevano di essere stati tutti male. Lei ha chiamato la società che si occupa di farci i campionamenti del cibo, che ha analizzato tutti i lotti in laboratorio. L’analisi di ciascun lotto costa 200 euro. Ha potuto così rispondere rendendo noti i risultati e pubblicando le analisi. Ha chiesto di togliere la recensione, ma non c’è riuscita. E ha dovuto spendere già 1.600 euro di avvocato solo per provare a parlare con Google. Rispondono solo se vuoi fare pubblicità. Allora ti richiamano immediatamente.

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