Report attacca Fileni (1): sotto accusa gli allevamenti e i polli bio

2023-01-12T16:21:35+02:0011 Gennaio 2023 - 10:26|Categorie: Bio, Carni, in evidenza|Tag: , , |

Roma – Dopo le accuse contro i prosciutti cotti (leggi qui), Report va all’attacco degli allevamenti di polli di Fileni. La trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci, andata in onda su Rai Tre il 9 gennaio, ha mandato in onda un servizio di oltre un’ora realizzato dalla giornalista Giulia Innocenzi. Presentata come una delle più grandi aziende italiane di produzione di polli, Fileni viene considerata nel servizio “famosa per il bio e per aver ottenuto la prestigiosa certificazione B Corp che ne attesta la sua sostenibilità, responsabilità e trasparenza”. Però Report, come sottolinea il conduttore, “vuole vedere la realtà sotto un altro punto di vista, al solo scopo di contribuire alla conoscenza e correggere, se ce ne sono, delle anomalie”. Con l’aiuto di video girati dalla Lav (la Lega antivivisezione), l’inchiesta indaga fondamentalmente su tre aspetti dell’operato di Fileni: il maltrattamento degli animali, i dubbi sul rispetto dei severi standard del bio e le problematiche ambientali legate alla presenza degli allevamenti intensivi sul territorio.

Un documento dimostra che negli stabilimenti dei fornitori vengono abbattuti fino a 280 polli al giorno, con la tecnica della torsione del collo o provocando sofferenza all’animale. Il motivo? O sono malati, oppure non sono adatti agli standard del macello perché non sono cresciuti abbastanza. Il secondo punto riguarda le regole del bio. Report solleva dubbi sull’uso dei polli broiler (la razza commerciale per eccellenza) anziché a crescita lenta, come il bio vorrebbe; sul razzolamento all’aria aperta (nel corso delle incursioni fatte dai giornalisti si vedono raramente polli allevati all’aperto); sul bioritmo determinato dall’alternarsi di luce artificiale, luce naturale e buio (alcuni stabilimenti non hanno finestre, altri non spengono mai le luci); sul mangime (le etichette fotografate su un silos riportano ingredienti Ogm o grassi animali aggiunti). E infine, il territorio. Essendo bio, questi stabilimenti dovrebbero avere un impatto sull’ambiente minore rispetto a quelli intensivi. Ma Fileni, ad esempio, negli ultimi anni ha aperto 10 maxi allevamenti solo nelle Marche, con una produzione di 10 milioni di polli all’anno. “Un rapporto”, a detta del giornalista “che può stravolgere il territorio” e creare diversi problemi, dal rispetto della biodiversità agli odori (per l’alta concentrazione di ammoniaca). Insomma, “far rispettare le leggi a queste grandi aziende del biologico”, sottolinea Ranucci, “è un po’ come tenere la marmellata con gli elastici”.

Fileni ha avvertito il pericolo per l’immagine aziendale, e ha inviato la sua risposta a Report (leggi qui). Per vedere il video di Report, invece, clicca qui.

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